400 permessi illegali, il business dei poliziotti

Giovedì 23 Febbraio 2017
400 permessi illegali, il business dei poliziotti
I poliziotti e gli intermediari. È questo stretto connubio che ha gestito per anni il traffico di mazzette all'Ufficio Immigrazione della questura. Un modus operandi che andava avanti almeno dal 2013 e che non ha subìto alcuna variazione neppure dopo il passaggio del testimone tra il sovrintendente capo Renzo Dalla Costa, attualmente dietro le sbarre, e l'assistente capo con funzioni di collaboratore tecnico Pierangelo Capuzzo, ora ai domiciliari. In meno di quattro anni Dalla Costa, dal 2013 al 2016, avrebbe fatto passare un centinaio di pratiche illegali all'anno, a colpi di duemila euro per la volta. Si stima che possa aver intascato circa 200mila euro. Capuzzo, subentratogli a partire dal 2015, ha ammesso di aver trattato una trentina di pratiche dietro il corrispettivo di un migliaio di euro per volta. I due poliziotti avevano come punto di riferimento i due intermediari cinesi Xinmiao Chen detto Matteo, fermato a settembre con Capuzzo, e Xiaoling Xu, detto Emilio, sfuggito invece alla cattura in occasione dell'arresto di Dalla Costa. Oltre ai due asiatici spunta un'altra figura chiave dell'inchiesta, una giovane di nazionalità moldava, indagata in stato di libertà, che avrebbe operato per un periodo al fianco di Chen prima di mettersi in proprio. L'organizzazione si avvaleva poi della collaborazione di due commercialisti e consulenti, lo Studio Unico di corso Stati Uniti e lo Studio Negra di piazzale Stazione, anch'essi oggetto di perquisizione. Proprio da quest'ultimo Dalla Costa avrebbe intascato 20mila euro in un colpo solo, dopo aver risolto una pratica piuttosto ingarbugliata. Ai cinesi clandestini servivano contratti di lavoro, residenze ma soprattutto il certificato che attestasse la loro conoscenza della lingua italiana. Emblematica la circostanza del foglietto consegnato da Capuzzo agli investigatori in occasione dell'arresto. Vi erano annotati i numeri di sei pratiche caldeggiate dal collega Dalla Costa. Tutti cittadini cinesi che hanno ottenuto il permesso di soggiorno con certificazioni di conoscenza della lingua italiana rilasciate dall'Università Roma Tre, ma risultate false, e con residenze ad Agna e Padova, disconosciute dagli uffici anagrafe dei due comuni. L'ordinanza di custodia cautelare chiarisce pure il ruolo degli altri poliziotti indagati: il segretario del Coisp Fausto Fanelli avrebbe intascato soldi dal collega Dalla Costa per la trattazione di alcune pratiche. Devis Manoni e Matteo Beccaro avrebbe invece svolto le funzioni di terminali allo sportello e in ufficio per velocizzare il rilascio dei permessi di soggiorno cui erano interessati sia Dalla Costa che Vito Pacifico. Gianfranco Volpin avrebbe intrattenuto infine rapporti di lavoro con lo Studio Negra, lo stesso cui si appoggiava Dalla Costa.

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