VENEZIA - Si espande negli allevamenti di pollame del Veneto il virus dell'influenza

Venerdì 27 Gennaio 2017
VENEZIA - Si espande negli allevamenti di pollame del Veneto il virus dell'influenza
VENEZIA - Si espande negli allevamenti di pollame del Veneto il virus dell'influenza aviaria, sottotipo H5N8 HPAI, che ha già portato con i primi tre focolai scoperti alla soppressione di circa 80mila animali.
L'ultimo focolaio del virus - non ancora tipizzato - è stato accertato dal servizio veterinario di Adria in un allevamento di galline ovaiole di Porto Viro, in Polesine. Sono 36mila gli animali abbattuti, per contrastare la propagazione della malattia. Si tratta di un ceppo molto virulento, confermano gli esperti dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezia (Izsve), a Legnaro (Padova), centro di referenza nazionale. La variante H5N8 è mortale per gli uccelli, ma non è mai stata rinvenuta negli esseri umani. Si è diffusa alla fine del 2016 in Medio Oriente e poi in Europa, dove ha interessato allevamenti di Francia e Germania. In Italia ha fatto la sua comparsa all'inizio di gennaio, tra il 5 e l'11, con la scoperta di alcuni uccelli selvatici, una canapiglia e un fischione, trovati morti nella laguna di Grado (Udine). Ma ancora prima c'era stato il caso di un uccello selvatico trovato morto in provincia di Gorizia.
Finora i focolai di aviaria accertati in Veneto sono tre. Il primo è stato riscontrato in un allevamento di pollame a Giare di Mira (Venezia) e ha portato all'abbattimento di 20.500 tacchini. Il secondo focolaio di influenza aviaria HPAI sottotipo H5N8 è stato trovato il 23 gennaio in un allevamento di tacchini al confine tra Piove di Sacco (Padova), e Campagna Lupia (Venezia) in prossimità della laguna veneziana. Al momento dell'indagine epidemiologica erano presenti 22.300 tacchini, i quali presentavano sintomatologia nervosa e mortalità elevata in due dei 6 capannoni presenti. Tutti gli allevamenti sono stati posti sotto sequestro dai veterinari dell'Iszve. La Regione ha emanato da giorni le misure restrittive con la creazione di zone di «Protezione» e di «Sorveglianza» per gli allevamenti delle zone coinvolte. La Coldiretti sottolinea che, pur nell'allarme, la situazione «è sotto controllo», e che l'unico rischio «è la speculazione», perché i consumatori hanno la garanzia che le carni allevate e macellate in Italia sono sottoposte a tutti i controlli che ne garantiscono la salubrità. I numeri, però, fanno paura: nella sola provincia di Padova vivono negli allevamenti avicoli oltre 5 milioni di capi.

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