La Lega cancella Gentilini

Giovedì 27 Aprile 2017
La Lega cancella Gentilini
Finisce un'epoca: Giancarlo Gentilini è stato messo, di fatto, fuori dalla Lega. In meno di trenta minuti Dimitri Coin, segretario provinciale del Carroccio trevigiano, demolisce l'icona leghista per eccellenza, mette una pietra sopra un passato glorioso e ribadisce che i tempi sono cambiati: «Gentilini non ci rappresenta più - sentenzia - ma è lui stesso a dire di non riconoscersi in questa Lega. Non è più rappresentativo nelle idee, nel linguaggio, nel modo rumoroso di muoversi in questa società, nei concetti raramente propositivi».
Le parole di Coin sono dettate dalla rabbia e dall'esasperazione di chi ha sopportato per troppo tempo. Sono almeno due anni che Gentilini martella il nuovo corso leghista. Non condivide praticamente più niente del Carroccio trevigiano. Ne contesta sistematicamente le scelte, le decisioni, le candidature e adesso anche le nomine. E sono stati due gli episodi che hanno portato alla reazione di Coin: aver definito la Lega un poltronificio e aver ribadito che il prossimo candidato sindaco di Treviso deve avere la sua benedizione se vorrà il suo appoggio: «Dovrà essere a mia immagine e somiglianza». Ma non solo: Gentilini ha anche obiettato sulla moralità di chi occupa certe poltrone affidate dalla politica, tra cui anche Coin componente del cda di Ascopiave. Troppo per il segretario: «La Lega non accetta lezioni di moralità da nessuno - ha replicato in tono gelido - men che meno da Gentilini. La nostra filosofia è diversa dalla sua. Per noi conta la meritocrazia. Per lui la consuetudine è la letterina di raccomandazione, la richiesta di attenzione. Gentilini ha pensato a sistemare i suoi, ma si assumerà ogni responsabilità».
Coin è anche pronto ad andare oltre: «Non tollero che venga messa in dubbio la mia moralità, che è diversa dalla sua. Se prenderò azioni legali nei suoi confronti? Sto valutando. E potrei farlo anche a costo di dimettermi da segretario». Il partito dalla sua parte: «Abbiamo informato Salvini, gli ho mandato tutte le ultime uscite sui giornali di Gentilini, e il governatore Zaia. E mi hanno detto di andare avanti».
Lo Sceriffo, insomma, ha chiuso: «Gentilini non sarà più un nostro candidato - precisa Coin - e la Lista Gentilini nel 2018 a Treviso non ci sarà. E se correrà non lo farà di certo in alleanza con la Lega, ma in contrapposizione. Il prossimo candidato sindaco non può essere a immagine e somiglianza di Gentilini: i trevigiani non hanno voluto l'originale quattro anni fa. Figuriamoci una copia. Gentilini non è più rappresentativo della nostra filosofia, per questo non la condivide. Per due anni abbiamo scelto la linea di non rispondere alle sue provocazioni. Ma adesso è andato oltre».
Lo Sceriffo è stato messo alla porta, ma non espulso: «Io non ho mai espulso nessuno - precisa Coin - Per militanti come Gentilini decide il Federale, ma la cosa non mi interessa. Per me Gentilini può stracciare la tessera o rimanere tesserato. Di fatto non rappresenta più la Lega».
Dal canto suo Gentilini si difende con tranquillità. Sembra quasi non dare peso all'attacco della segreteria provinciale: «Io sono un leghista Doc, da sempre - ribatte - e resto fedele al vangelo della Lega del 1994: Dio, Patria, famiglia, il resto non mi scalfisce. E posso guardare dritto negli occhi chiunque per 22 anni di amministrazione di Treviso più che trasparente. Non mi interessano le discussioni, le polemiche e cosa dicono gli altri. Tra le altre cose ho rinnovato la tessera non più tardi di venti giorni fa. Ognuno faccia i propri giochi, decideranno i trevigiani cosa fare nelle prossime elezioni. Io non accetto diktat da nessuno, tanto più da un movimento che si è trasformato in un partito. Lascio al popolo la decisione».
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