Rosso Istria le verità svelate

Sabato 24 Novembre 2018
CINEMA
TREVISO Rosso Istria conquista Treviso. Lo ha confermato il lungo e caloroso applauso del pubblico, che giovedì sera gremiva il cinema Corso, dopo la proiezione del film che attraverso la vicenda della giovane istriana Norma Cossetto racconta la tragedia delle popolazioni del Venezia Giulia in balia dalle formazioni partigiane iugoslave di Tito. La serata, organizzata dalla Treviso Film Commission, è servita a misurare l'effetto emotivo esercitato sul pubblico dalla novità costituita dalla messa in luce di una terribile verità per oltre settant'anni ostinatamente taciuta. Nel tempo, a far breccia su un ostinato, complice, silenzio ci aveva provato qualche libro, ma con scarso successo. «Ma ora con quest'opera che racconta il dramma delle foibe credo che la storia potrà essere conosciuta come finora non si è fatto» ha spiegato il regista del film, Maximiliano Hernando Bruno, presente all'evento assieme a Selene Gandini, che interpreta la giovane Norma. 21 anni dopo il Porzus di Renzo Martinelli, che narrava vicende accadute in Friuli nello stesso periodo storico sollevando il velo su una pagina oscura della Resistenza, non era facile affrontare un tema come quello di quanto accaduto tra il 1943 e il 1945 agli italiani che vivevano in Istria senza alimentare polemiche di parte. Ma il regista è riuscito a trovare la chiave giusta per nararre quei giorni e quelle vicende, facendo lavoro di memoria. «Le immagini del cinema ha aggiunto restano impresse nella mente più di qualsiasi parola». Quanto poi alle accuse di versione di parte, per non dire fascista dei fatti, il regista nemmeno commenta: «Non merita rispondere. Il mio film è equilibrato, costruito con impegno e non entra nelle parti. Chi critica venga a vederlo e imparerà qualche cosa. Il fatto è che a voler insistere a negare una faccenda tanto scomoda come le foibe non si fa altro che far uscire lo sporco da sotto il tappeto».
LA PROTAGONISTA
A sua volta Selene Gandini puntualizza: «Quello che è accaduto in terra istriana è stato prodotto da odio nei confronti di tutti gli italiani, indipendentemente da chi erano. E, interpretando Norma, ne ho condiviso la sofferenza, assieme al senso del dovere e di responsabilità che un ruolo come il mio comporta nel fare qualcosa come rendere giustizia». Emotivamente presa, a tratti palesemente turbata dalle sequenze più crude, la platea ha seguito con emozione la storia del film, condividendone significato e messaggio. Di coraggio e soddisfazione per aver aiutato un non facile recupero della memoria ha parlato Gianni Garatti, presidente di Treviso Film Commission, mentre Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio, ente in prima fila nel sostegno a Rosso Istria, ha elogiato la pellicola «capace di toccare nell'intimo lo spettatore» risarcendo moralmente i tanti esuli istriani che vivono nella nostra provincia. Insomma un film accolto con favore dal grande pubblico della Marca, diversamente a quanto accaduto altrove, tra polemiche e contestazioni che confermano come il dramma giuliano non sia ancora dolorosa memoria condivisa.
Bruno De Donà
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