Rai, stipendi d'oro Bufera sugli "ex"

Lunedì 25 Luglio 2016
L'anno zero della trasparenza Rai, la pubblicazione sul sito degli stipendi dei dirigenti, un segreto impenetrabile fino a ieri, scatena una polemica tra le forze politiche e viene accolta dal gelo dei renziani. Tra quanti apprezzano il passo avanti di viale Mazzini che per anni ha considerato top secret le retribuzioni e quanti invece criticano i mega compensi e fanno osservare che la trasparenza non è una gentile concessione ma un atto dovuto per legge. Non sembra esaltarsi più di tanto, ad esempio, Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico, vicinissimo a Renzi - tanto da far pensare ad una frizione tra il premier e il vertice Rai - nel ricordare che la trasparenza «è un obbligo previsto dalla riforma della governance voluta dal governo». Né parole di incoraggiamento arrivano dal Nazareno che fece sua la direttiva per fissare il tetto di 240 mila euro ai manager pubblici, «una legge voluta dal Pd, non dai 5 Stelle» si fa notare. Che ora potrebbe essere «concretamente applicata anche alla Rai» a partire dalla legge di stabilità.
Le accuse partono da Michele Anzaldi per il quale «ci sono decine di dirigenti con stipendi da favola, pagati spesso per non fare nulla mentre l'azienda continua ad assumere esterni». Interrogativi che pone anche Federico Fornaro, esponente della minoranza Pd. E semina dubbi anche il presidente del partito Matteo Orfini su quei «beneficiari» di lauti stipendi «che non hanno alcun mercato». Così che Francesco Verducci, vice presidente pd in commissione di Vigilanza, uno dei pochi tra i democrat a parlare di «svolta enorme» è quasi una voce fuori dal coro mentre dai grillini partono stoccate feroci, con Alessandro Di Battista, del direttorio M5S, che accusa l'azienda di chiedere il canone e pagare «stipendi pazzi e vergognosi».
Il piano approvato dal Cda renderà consultabili da oggi sul sito www.rai.it gli stipendi di quanti ricoprono i ruoli apicali e superano i 200 mila euro. Che non sono pochi, anzi. Capeggia la classifica proprio l'amministratore delegato Antonio Campo Dall'Orto con 652 mila euro annui, seguito da Antonio Marano, presidente di Rai pubblicità a quota 390 mila e dalla presidente Rai Monica Maggioni a 330 mila. L'elenco comprende anche alcuni neo-assunti come Carlo Verdelli, direttore editoriale, (320 mila) e Daria Bignardi, direttrice RaiTre (320 mila). Direttori di ieri, come Mauro Mazza (340 mila) e Stefano Testi (231 mila), e di oggi come Mario Orfeo (320 mila).
IL PIANO
«Vogliamo che per noi la trasparenza diventi innovazione e opportunità da cogliere», ha presentato il piano, ieri, di domenica pomeriggio, convocazione inusuale, Campo Dall'Orto. È un grande passo avanti rispetto al passato, certo. Un “mezzo passo avanti”, però, se si considera che verranno resi noti i compensi del 2015 e del 2016 ma resteranno coperti dalla privacy i dati sul contenzioso. Per non fare regali alla concorrenza non si conosceranno i cachet degli artisti e dei conduttori dei talent. In compenso ci saranno consulenze, bandi di gara, bilanci e attività del cda.
I PARCHEGGIATI
Le retribuzioni? Sono in linea con il mercato, quelle dei manager sono in media del 15% inferiori alla stessa fascia di riferimento, sostiene la Rai. Da un'indagine interna è emerso poi che nel periodo 2012-2016 i compensi dei manager e dei giornalisti-dirigenti sono scesi rispettivamente del 5% e del 6,4%. E quei megacompensi superano abbondantemente il tetto dei 240 mila euro? Alcuni dirigenti parcheggiati nel cosiddetto “cimitero degli elefanti” verranno ricollocati e dove possibile «accompagnati all'esodo». «Ci sono direttori che svolgono quotidianamente un lavoro enorme a fronte di grandissime responsabilità e tutto questo va pagato - ha difeso la categoria la presidente Rai Monica Maggioni, ex direttore di RaiNews24 - la trasparenza è una svolta ma neppure i supereroi possono cambiare la Rai in una notte».
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