Nove ore di libertà dopo 24 anni per Carmelo, ergastolano-scrittore

Mercoledì 25 Marzo 2015
Dopo ventiquattro anni di carcere, il Tribunale di Sorveglianza gli ha concesso la cosiddetta "collaborazione impossibile o irrilevante". Significa che, anche se per la prima volta collaborasse con la giustizia, i reati che potrebbe eventualmente indicare sarebbero prescritti, mentre sono già tutti accertati quelli più gravi.
E così Carmelo Musumeci, 59 anni, uno degli ergastolani più famosi d'Italia, detenuto-scrittore (il suo "Gli uomini ombra" gli è valsa la notorietà e numerosi premi letterari), che s'è laureato in carcere - lui che c'era entrato con la seconda elementare -, si è visto togliere dalla sua pena l'attributo più angosciante: "ostativo" (nè permessi, nè sconti, nè visite). Perchè per questo siciliano di Aci Sant'Antonio, una folata di Ghibli da Acireale e Catania, questo ex boss di una banda che controllava la Versilia, e che nel 1991 fu catturato per essersi fatto giustizia da solo, dopo essere sfuggito ad un attentato a colpi di pistola; per questo malavitoso che non s'era mai pentito, nè dissociato, nè tantomeno aveva mai collaborato con la giustizia, dieci giorni fa si sono aperte le sbarre.
«Dopo ventiquattro anni di carcere - racconta - mi è arrivato il primo permesso premio: il Tribunale "(…) concede a Musumeci Carmelo il permesso di recarsi a Padova presso la Casa di Accoglienza “Piccoli Passi” sita in via Po 261, accompagnato da un operatore volontario della struttura. Il detenuto uscirà dalla Casa di Reclusione di Padova alle ore 9.00 del 14 marzo 2015 e vi farà rientro alle ore 18.00 dello stesso giorno"».
Nove ore d'aria, per di più sotto sorveglianza e a poca distanza dal Due Palazzi (dove fu trasferito da Spoleto nel 2012), nella struttura che accoglie sia dimessi dal carcere, sia persone detenute che possono usufruire di un permesso premio. Solo nove ore, eppure un gran cosa. «Questo significa - continua Musumeci - che mentre prima non avevo diritto a nessun beneficio penitenziario adesso invece ne potrei avere, senza mettere nella mia cella un altro al posto mio. È un po' la fine della guerra, ancora non c'è la pace, ma mi sento un soldato stanco di essere belligerante. Ho passato la prima notte da ergastolano non ostativo senza chiudere occhio. E ho iniziato a ragionare con me stesso su come cercare di realizzare gli ultimi sogni che mi sono rimasti. Ho pensato che adesso mi aspetta la battaglia più difficile della mia vita, perché devo di nuovo imparare a sperare, a vivere e a sognare».
«Sto cercando di affrontare i primi giorni da "ergastolano resuscitato" non pensando più che la mia unica via di fuga e di salvezza dall'Assassino dei Sogni (il carcere, come lo chiamo io) sia solo la morte. Con il trascorrere degli anni la mia speranza si era assottigliata, avevo imparato a fare il morto perché non mi aspettavo proprio più nulla dagli esseri umani, ora devo anche rimparare a credere, ad avere fiducia: non sarà facile, ma non sono mai stato così felice di avere paura».
Per Musumeci l'ostatività è decaduta. Resta l'ergastolo, e non è poco. Anche se al suo appello trasformato in una proposta di iniziativa popolare per l'abrogazione del "fine pena mai" hanno già risposto in migliaia, da Giuliano Amato a Umberto Veronesi, da Ferdinando Imposimato a Andrea Camilleri. «La pena dell'ergastolo - conclude Musumeci - avvelena lentamente e inesorabilmente la tua esistenza, facendo attenzione però a non ucciderti. Ma se tenti di resistere è peggio per te, perché poi rischi di diventare matto. Questa terribile condanna ti porta via i sogni ma incredibilmente ti lascia la vita. Probabilmente per farti soffrire di più, perché aspettare un giorno che non arriverà mai conduce alla follia. E la cosa più disumana è che non ci ammazzano, ma ci tengono in vita, nonostante per un ergastolano ostativo ad ogni beneficio penitenziario non rimanga altro che prepararsi a morire in carcere».
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