LINGUA VENETA
BRASILE, TALIAN
E NOSTRE RADICI
Ho letto con vivo interesse

Lunedì 10 Novembre 2014
LINGUA VENETA
BRASILE, TALIAN
E NOSTRE RADICI
Ho letto con vivo interesse e tanta commozione l'articolo del prof. Ulderico Bernardi, dove annuncia che finalmente il "talian" degli emigranti in Brasile ora è la prima lingua minoritaria riconosciuta. Anch'io sono nipote di emigranti in Brasile. Mio nonno, Sante Beltrame, classe 1885, a 8 anni è partito con la sua famiglia da San Pietro di Morubio (Verona) nel 1893. È poi tornato in Italia e ha combattuto nella Grande Guerra. Tra i suoi ricordi c'era quello dei missionari che giravano tra le fazende di Jau. Questi dicevano: "Nemo a casa de i Beltrame parché là i rosìara" (dicono il rosario, sono praticanti). Mia bisnonna Santina fissava in alto come divisorio un lenzuolo e così, un po' nascosti, loro si confessavano. Anch'io sono una convinta sostenitrice, come diceva Pasolini, della nostra lingua del latte e confesso che se c'è un magazine che tegno sul bufeto, come ebbe a sostenere un rappresentante del talian in Brasile, è la rivista "Quatro Ciàcoe", edita a Padova, che da ben 32 anni mantiene vivo l'interesse sui vari dialetti veneti e che i nostri emigranti nel mondo (soprattutto del Brasile) amano leggere, dal momento che vi ritrovano le loro radici. A questo proposito vorrei fare un appello alla Regione affinché chi di dovere tenga presente la necessità di continuare a mantenere il rapporto con i nostri Veneti nel Mondo, tramite l'invio di questa pubblicazione, prima che la stessa chiuda i battenti per mancanza di fondi.
Lucia Beltrame Menini

Verona

25 ANNI DOPO
BERLINO E I MURI
CHE RESISTONO
25 anni fa, in maniera imprevista e quasi incredibile giovani e adulti di Berlino potevano abbattere, finalmente liberi, il muro che da 28 anni divideva persone, l'Europa e il mondo. E ciò avveniva non quale effetto di una rivoluzione cruenta, ma in modo assolutamente pacifico! Vengono alla mente due personalità straordinarie la cui azione si lega a quell'evento: Mikail Gorbaciov e Giovanni Paolo II. Cadeva un sistema politico e sociale inaccettabile, perché ingiusto, liberticida, oppressivo. Due riflessioni su questi 25 anni. 1. Helmuth Kohl dopo avere unificato la Germania affermava: “Voglio una Germania europea, non un'Europa tedesca”. Il discorso vale sempre per la Germania, come vale per gli altri paesi. 2. Esistono tuttora muri e barriere che dividono altre comunità: a Nicosia (tra greco-ciprioti e turco-ciprioti), tra Corea del Nord e del Sud, tra Messico e Stati Uniti e il muro di cemento che divide Gerusalemme dai territori palestinesi. L'aspirazione profonda e irrinunciabile degli uomini è, come dice papa Francesco, quella di costruire ponti e non muri.
Dino Scantamburlo

Camposampiero (Padova)

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