La Germania al momento non sembra avere alcuna intenzione di spendersi per aiutare

Sabato 1 Ottobre 2016
La Germania al momento non sembra avere alcuna intenzione di spendersi per aiutare Deutsche Bank. E il fatto che, in questo momento di innegabile difficoltà, gli unici a tendere la mano all'istituto di Francoforte siano i turchi la dice lunga. «Non vi rallegrereste - ha cinguettato su Twitter Yigit Bulut, il consigliere capo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan - se la più grande banca tedesca della Germania diventasse una banca turca?». Certo, è un'ipotesi al momento fantascientifica, ma se mai dovesse verificarsi si tratterebbe di un bello schiaffo per i tedeschi, che hanno sempre considerato il paese di recente colpito da un misterioso golpe come un punto di raccolta dei propri lavoratori immigrati piuttosto che come un potenziale investitore.
Sta di fatto che per Deutsche Bank la situazione è quanto mai complicata. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'annuncio, a metà settembre, della maxi multa statunitense da 14 miliardi di dollari per vecchie operazioni collegate ai mutui subprime del mercato americano. Una spesa fin da subito apparsa non semplice da sostenere per un istituto, come quello guidato dall'amministratore delegato John Cryan, che nel 2015 ha accusato quasi 7 miliardi di euro di perdite nette. Da qui le indiscrezioni, ben presto smentite, di un nuovo aumento di capitale per l'istituto di Francoforte e/o dell'arrivo di aiuti di Stato da parte del governo tedesco, oltre a una possibile mediazione della cancelliera Angela Merkel con il governo americano, con l'obiettivo di ridurre l'ammontare della multa. Mediazione o meno, stando alle ultime indiscrezioni, il dipartimento di Giustizia americano e la prima banca tedesca ed europea potrebbero riuscire a trovare un compromesso in zona 5,4 miliardi di dollari: una cifra che rimane comunque elevata ma che è tutt'altra cosa rispetto alla richiesta iniziale.
In realtà, la multa a stelle e strisce, che si inserisce tra l'altro all'interno di un duro scontro commerciale e legale in corso tra Usa e Unione Europea, non è che l'ennesima spia delle difficoltà di Deutsche Bank. Si va, infatti, ad aggiungere ad altri scandali legali balzati agli onori delle cronache finanziarie negli ultimi anni. Tanto per cominciare, già alla fine del 2013 Deutsche Bank aveva raggiunto un accordo da 1,9 miliardi di dollari con la Federal Housing Finance Agency americana sempre in relazione a operazioni risalenti al periodo della crisi dei mutui subprime. Ma ci sono stati anche i casi di manipolazione del tasso Libor, per cui la banca di Francoforte è stato condannata a pagare 2,5 miliardi di dollari, che potrebbero anche salire visto che sono pendenti nuove cause sulla vicenda. Proprio le cause legali sono annoverate dagli analisti finanziari come una delle principali debolezze dell'istituto tedesco. L'altra solitamente indicata è l'esposizione nozionale lorda ai derivati, che si attesta sui 50 mila miliardi di euro: una cifra stratosferica, che tuttavia si riduce sensibilmente se si tiene conto delle garanzie.
Non è un caso che la scorsa estate il Fondo monetario internazionale (Fmi) abbia accusato Deutsche Bank di essere l'istituto che più contribuisce «ai rischi sistemici tra le banche di rilevanza globale, seguita da Hsbc e Credit Suisse».
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