La bozza di proposta arrivata in ritardo così è sfumato l'affondo di Passera e Orcel

Domenica 31 Luglio 2016
ROMA - «Non è una proposta nata in ventiquattr'ore, come molti hanno scritto. Sono almeno due mesi che ne parliamo con il presidente Tononi e con i vertici di Atlante, e francamente siamo rimasti sorpresi quando venerdì ci è stato annullato l'incontro programmato con il cda del Montepaschi». Di più lo stretto collaboratore di Corrado Passera non dice. E neppure è possibile strappare dichiarazioni allo stesso Passera, salvo quella ufficiale diffusa venerdì con una nota nella quale l'ex banchiere delinea per sommi capi la sua proposta.
Non è però difficile trovare tracce del percorso seguito da Passera per organizzare l'operazione concepita insieme ad Andrea Orcel, co-ceo di Ubs Investment Bank con il quale l'ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo venerdì 29 si è recato vanamente a Siena per esporre ai consiglieri di Mps una proposta che, a loro dire, dovrebbe essere risolutiva per il rilancio della banca. Una proposta, sempre secondo i suoi fautori, più coerente e assai meno dispendiosa rispetto a quella elaborata da Jp Morgan e Mediobanca che, tra aumento di capitale fino a 5 miliardi e cessione a terzi di 9,2 miliardi di crediti deteriorati, alla fine potrebbe costare all'istituto senese non meno di 500 milioni in commissioni varie.
Il piano Passera-Orcel, sottoposto in queste settimane ad alcune influenti personalità del mondo economico può essere così sintetizzato: 4,5 miliardi di pulizia di bilancio, completo deconsolidamento delle sofferenze, oltre 6 miliardi di ripatrimonializzazione con obiettivo di redditività del capitale del 10%. Ad assicurare il successo del progetto, due elementi: la garanzia Ubs per il buon fine dell'operazione (non prevista nel piano Jp Morgan-Mediobanca, per cui il collocamento sul mercato delle azioni Mps di nuova emissione resta di esito incognito) e i curricula professionali dei due banchieri.
A quanto si dice, a Passera l'idea sarebbe venuta subito dopo l'abbandono della campagna elettorale e in concomitanza con la caccia al nuovo amministratore delegato avviata da Unicredit che, per alcuni giorni, lo avrebbe davvero visto tra i candidati. Per chi lo conosce non è perciò difficile intuire che, sfumata l'opzione Unicredit e volendo rientrare nel mondo delle banche vista l'incapacità di sfondare in politica, ai suoi occhi il miraggio di una seconda chance rappresentata da Mps appariva come un frutto maturo e pronto per essere colto.
Evidentemente non ha considerato che la Banca d'Italia e il ministero dell'Economia, dopo mesi di incontri e scontri con gli uomini della Vigilanza Bce e con la burocrazia di Bruxelles, avevano già dato la loro benedizione al progetto di Jp Morgan e Mediobanca. Per cui la sua proposta è stata vissuta come una sorta di provocazione da ultima ora senza vere prospettive, peraltro considerato che si trattava di una “bozza” non ancora vincolante. Se a ciò si aggiunge che Jp Morgan aveva posto quale condizione sospensiva di trattare in esclusiva con i vertici di Mps, appaiono più chiari i motivi del rifiuto a valutare la proposta Passera-Orcel. Basterà all'ex banchiere di Intesa Sanpaolo il cortese rifiuto ricevuto dal cda senese, per accantonare ogni velleità? Ieri sera circolava voce di un possibile invio ai singoli consiglieri di Mps, da parte di Passera e Ubs, del progetto perfezionato. Difficile però immaginare un seguito, visto che si tratterebbe di ricominciare da capo con Francoforte e Bruxelles.
O.D.P

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