E Atlante potrebbe sdoppiarsi

Venerdì 1 Luglio 2016 di Si cercano 5 miliardi, anche i fondi pensione potrebbero essere chiamati a contribuire
ROMA - Atlante si fa in due. O meglio, il suo gestore, Questio Capital Sgr, sta pensando di mettere in campo una nuova società di gestione del risparmio "ad hoc" per affrontare il tema degli Npl (sofferenze bancarie). Finora, infatti, il fondo ha versato 2,5 miliardi dei 4,25 ottenuti in fase di sottoscrizione come "paracadute" di salvataggio per gli aumenti di capitale della Popolare Vicenza (1,5 miliardi) e Veneto Banca (1 miliardo). L'obiettivo sarebbe quindi di raccogliere al minimo altri 3 miliardi (meglio sarebbe arrivare a 5) da aggiungere al miliardo e 750 milioni rimasti nelle casse, per provare a dare quella scossa al mercato degli Npl, attesa e promossa dal governo con diversi strumenti ma ancora irrealizzata. Per questo si starebbe pensando di dividere le due attività di investimento (asset-class) del fondo, creando una seconda Sgr che si andrà ad occupare unicamente della gestione di portafogli di crediti deteriorati. La questione dovrebbe essere al centro di un incontro al Tesoro che potrebbe tenersi già oggi con il presidente di Atlante, Alessandro Penati. Insomma, Questio si propone anche per la gestione di quello che in questi giorni è stato denominato "Atlante 2", che potrebbe però in realtà essere ribattezzato con altro nome mitologico, come "Giasone" per esempio. Intanto si tratterebbe di riaprire le sottoscrizioni, ampliando la platea degli investitori (attualmente 67 tra assicurazioni, istituti di credito, fondazioni e Cdp). Anche perché una prima maxi-operazione sugli Npl da almeno 2 miliardi era stata già calendarizzata dallo stesso Penati proprio per il mese di luglio, ma per farla a questo occorrono risorse fresche.
Nuovi finanziatori potrebbero essere innanzitutto Cassa depositi e prestiti, che di Atlante detiene una quota di minoranza (per 500 milioni). Il nuovo impegno di Cdp potrebbe essere di una quota analoga o leggermente superiore (6-700 milioni). Altre risorse potrebbero confluire dalla Sga del Tesoro, il veicolo che negli anni 90 aveva gestito i crediti deteriorati del Banco di Napoli, che ha in cassa pronti per essere investiti circa 500-600 milioni. Tra i potenziali nuovi investitori ci potrebbero essere anche i fondi pensione, che finora sono rimasti alla finestra, mentre le casse previdenziali avrebbero problemi di regolamentazione oltre che scarso interesse, almeno al momento, a partecipare all'operazione.
«Bisogna vedere prima le condizioni» si limita a dire il presidente del'Adepp (associazione delle casse di previdenza private) Alberto Oliveti, ricordando che l'imperativo dei fondi è quello della prudenza, perché devono garantire le pensioni.

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