La fuga dei migranti della Diciotti fa tappa tra i bar alla stazione Termini

Venerdì 7 Settembre 2018 di Paolo Chiriatti e Alessia Marani
La fuga dei migranti della Diciotti fa tappa tra i bar alla stazione Termini
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Lo zaino sulla spalla, l’auricolare fisso nell’orecchio e in mano il telefonino che compulsa continuamente. Magrissimo, si guarda attorno. Le tracce degli eritrei sbarcati dalla Diciotti e che hanno lasciato Rocca di Papa sono labili, ma basta farsi un giro in via Cernaia, nel quadrilatero che tra questa strada, via Goito, via del Macao e via Castelfidardo, vicino alla stazione Termini, che ospita una nutrita comunità del Corno d’Africa, per trovare Abraham, 25 anni. L’anno scorso a due passi da qui venne sgomberato il palazzo occupato di via Curtatone, dove vivevano 800 rifugiati eritrei. Il ragazzo sbuca da un angolo del Mixx Lounge Bar. Poi si incammina verso Termini. «Voglio solo andare in Germania dai miei parenti», dice. Gli eritrei dopo la fuga- beffa da Rocca di Papa come lui si sono dispersi nella Capitale, forse sono già in viaggio verso il nord Europa. Certo, resta un mistero come mai, se davvero in fuga dalla miseria e dalle guerre, abbiano abbandonato vitto e alloggio sicuri, magari per raggiungere il confine e la rete che li aiuterà.

«NON VOGLIO SOLDI»
Abraham quando capisce che sta parlando con la stampa impallidisce, torna di corsa nel bar dove i suoi connazionali, che a Roma si sono integrati da anni, fanno da interpreti: ma non vuole parlare, né del viaggio dalla Libia sulla nave Diciotti, né del suo allontanamento dal centro “Mondo Migliore” ai Castelli Romani. «Vado in Germania dai parenti», ripete. «Non so nemmeno come uscire dall’Italia». Non vuole soldi per il viaggio. «Ce li ho». Traducono al bar: «Abraham teme di essere arrestato o, peggio, rispedito in Eritrea, dove c’è la dittatura». Nella lista degli “irreperibili” del “Mondo Migliore”, intanto, se ne aggiungono altri otto. In due, ieri, non sono più tornati nella parrocchia fiorentina di Scandicci che li aveva accolti. Sei, invece, si sono volatilizzati da Rocca di Papa proprio mentre mercoledì scoppiava il caso dei 50 migranti (su 100) scomparsi. Irreperibili dall’appello della mezzanotte, dopo avere pranzato, non si sono presentati per la cena e hanno lasciato la struttura sulla via dei Laghi.

I PERCORSI
Che fine hanno fatto? Sulla via dei Laghi ferma il pullman del Cotral che porta fino al terminal di Anagnina, oppure a piedi si può raggiungere la stazione di Marino per prendere il treno diretto a Roma Termini. C’è un punto di ritrovo dove, in via Cernaia, giurano che possono esserci o essere passati altri eritrei “in fuga”: il Jolly bar sulla via Prenestina. «È qui che si ritrovano i nostri connazionali prima di partire dalla stazione di Tiburtina». Proprio sei giovani eritrei sono stati segnalati nelle ultime 48 ore al Salaam Palace sulla via Collatina, una delle 92 occupazioni abusive nella Capitale per cui si preannunciano sgomberi imminenti. Un responsabile ammette: «La scorsa notte e il giorno prima ci sono stati dei passaggi di giovani eritrei. Ma ora non sono qui. C’è una regola: resta solo chi ha lo status di rifugiato o il permesso di soggiorno».

LA CEI
Quelli del Coordinamento Eritrea Democratica, che riunisce diversi gruppi della diaspora in Italia, ne sono sicuri: «La questione dei trafficanti non finisce in Libia, ed è una miniera d’oro».

Qualcuno, insomma, che è venuto in contatto anche con i migranti della Diciotti deve avere dato loro indicazioni precise. Oggi lasceranno Rocca di Papa gli ultimi tre ospiti diretti alla diocesi di Siena. Sempre che si facciano trovare. Il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, a proposito degli irreperibili ha commentato che è stata una «scelta imprudente ma sono persone libere. Con loro abbiamo fatto tutto quello che facciamo con i nostri poveri, non ho nulla da rimpiangere. Dopo l’arrivo i tempi per l’accoglienza vera vanno accelerati», ha sottolineato. Ma ci si chiede allora che senso abbia avuto aver sbandierato l’operazione Diciotti come la soluzione giusta. Cambiata la forma, la sostanza è rimasta la stessa: furbizie e lassismo nella gestione migranti. Paolo Chiriatti Alessia Marani

Ultimo aggiornamento: 19:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA