Manovra, Salvini: «Se ci impongono sanzioni il vero danno è per l’Europa, gli italiani insorgeranno»

Venerdì 16 Novembre 2018 di Mario Ajello
Manovra, Salvini: ««Se ci impongono sanzioni il vero danno è per l’Europa, gli italiani insorgeranno»
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Lui è sulla cima di Posillipo, in un posto stupendo. Sullo sfondo c’è Capri. Quelli del suo staff, compreso il figlio di Marcello Foa, della Rai, gli fanno le foto. «Questa la postiamo subito - dice Matteo Salvini - con questo sole e con questo mare qui è il Paradiso». Da qui si vede Capri, e non Bruxelles, e questa è una consolazione immensa per il leader leghista. «Vogliono sanzionarci, ma questo finirà per essere un danno più per la Ue che per noi. Come fanno a non capirlo? Sono dei pazzi se davvero aprono contro il nostro Paese la procedura d’infrazione. Insorgerebbero 60 milioni di italiani». 

Il panorama non addolcisce Salvini. La pasta con i frutti di mare che il leader leghista consuma sulla terrazza mozzafiato del ristorante Rosiello, insieme al prefetto Carmela Pagano, al questore De Iesu - napoletano che prima stava a Milano e che Salvini conosce da tempo - e ai ragazzi del suo staff gli procura un piacere ovvio ma non lo rende svenevole sulla grande partita in corso. «Conte ha chiesto a Juncker un incontro per la prossima settimana, in cui spiegherà la nostra manovra economica. Anche Tria si sta sforzando di convincere Bruxelles che non siamo dei dissennati. Noi ce la stiamo mettendo tutta per evitare le sanzioni. Ed è giusto sperare che in sede Ue prevalga il buon senso, quello che Bruxelles ha avuto nei confronti della Francia e della Germania, quando a sforare i parametri erano loro ma nessuno osava contestarli e prenderli a ceffoni. Con l’Italia invece ci si permette di tutto, ma noi andiamo avanti perché siamo nel giusto». 

Sta per arrivare il limoncello. E Salvini si dice speranzoso. «Noi spieghiamo all’Europa le cose buone che contiene la manovra economica, poi loro dovranno usare la ragionevolezza e non il pregiudizio». Se non lo faranno, e ci verranno inflitte - nonostante la visita di Conte da Juncker e tutte le altre pressioni - le sanzioni, quale tipo di procedura d’infrazione sarebbe secondo lei preferibile? «È preferibile, ma sempre di assurdo stiamo parlando e finché non le vedo non concedo, la procedura sul deficit piuttosto che quella sul debito. Da quella sul deficit è più facile rientrare. Poi facciano quel che gli pare, ma ritengo che non sia affatto necessario sanzionarci, che il pregiudizio sull’Italia sia ingiusto e sbagliato. Perché tanta precipitazione? Perché questo atteggiamento di ostilità preventiva? Aspettino almeno di vedere che effetti ha la manovra sull’economia, se funziona sul pil, se rimette in moto il nostro Paese come noi crediamo». 

Guai a dire a Salvini che si sta lamentando, che rischia di riproporre la solita idea dell’Italia un po’ furba e un po’ piagnona. «Ma figuriamoci. Io non mi smuovo di un millimetro. La manovra non la cambiamo proprio. Se loro evitano le impuntature e i pregiudizi, bene: lo scontro si evita. Io lo scontro non lo cerco mai». Semmai è la moral suasion la via su cui Salvini sta insistendo. «In questo - incalza - Conte e Tria sono più bravi di me. Sono loro che in questi giorni batteranno e ribatteranno in ogni sede possibile e immaginabile sul tema che l’Italia non può essere trattata come una pecora nera. Non siamo appestati, non siamo scellerati, non vogliamo contagiare nessuno. Ci limitiamo a dire che dopo tante ricette fallite, noi ne proponiamo un’altra in cui si può spendere di più se si spende bene e nell’interesse degli italiani». 

Salvini, sedendosi a tavola e poi alzandosi da tavola sulla collina di Posillipo, prima di scendere nella città per alcuni incontri e dopo tornare a Roma, si dice «tranquillissimo». Vi sembro agitato?, chiede conferma. 
«Non lo sono affatto. Se Bruxelles vuole ascoltarci, sarebbe nell’interesse di tutti. Al contrario, danneggerebbe la propria reputazione. Creerebbe una situazione di conflittualità che non ha senso. Noi abbiamo la schiena dritta e coltiviamo l’assoluta certezza nelle nostre posizioni. Se l’Europa crede di poter rivivere il film del passato, quello di un’Italia subalterna, con governi sempre pronti a dire di sì a qualsiasi diktat targato Bruxelles, Berlino o Parigi, non ha capito proprio niente. E mi dispiace per loro». 

Un pensierino, da questo paradiso, Salvini lo rivolge a Dunja Mijatovic, commissario europeo per i Diritti Umani, che sta bombardando - «Un arretramento civile e razzista» - il Decreto sicurezza. «È la riprova dell’ignoranza e del pregiudizio di queste persone. Evidente che non hanno neppure letto il nostro decreto, e sparano giudizi a vanvera», dice Salvini. Che poi va via, e si perde un tramonto meraviglioso. 
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