Ius soli verso lo stop, Renzi sceglie il fine vita

Martedì 28 Novembre 2017 di Alberto Gentili
Ius soli verso lo stop, Renzi sceglie il fine vita
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Come finirà si scoprirà giovedì, quando a palazzo Madama si riunirà la conferenza dei capigruppo per decidere il calendario di dicembre. Ma dai segnali lanciati negli ultimi giorni da Matteo Renzi, tutto porta a credere che il biotestamento abbia messo la freccia e stia per superare lo Ius soli.

Dietro al probabile sorpasso della legge sul fine vita ai danni del provvedimento che darebbe la cittadinanza ai figli dei migranti nati in Italia, ci sono ragioni politiche ed elettorali. Campo progressista di Giuliano Pisapia e i radicali di Emma Bonino chiedono da tempo a Renzi di varare sia l’uno che l’altro, quale segno di attenzione del Pd alle questioni programmatiche poste dai promessi alleati. Ma il segretario dem deve fare i conti con due questioni. La prima è legata al fattore tempo e alla necessità di garantire «una fine ordinata della legislatura» (sollecitata dal Quirinale e condivisa da palazzo Chigi).

I TEMPI
Ebbene, con il probabile scioglimento del Parlamento a inizio gennaio, di tempo ce n’è poco. Il Senato, dove da mesi sono parcheggiati sia il biotestamento che lo Ius soli, darà il via libera alla legge di bilancio entro giovedì. Ciò significa - visto che la settimana successiva l’aula di palazzo Madama sarà impegnata ad approvare il nuovo regolamento e che dal 18 al 23 dicembre dovrà dare il definitivo via libera alla manovra economica una volta corretta dalla Camera - che il Senato ha appena cinque giorni di lavoro da dedicare agli altri provvedimenti. Da qui la necessità di Renzi e del premier Paolo Gentiloni di scegliere tra biotestamento o Ius soli.

In più, e qui si arriva al tema della «fine ordinata della legislatura», per approvare la legge sulla cittadinanza è indispensabile la fiducia. «E dato che Alternativa popolare continua a dire di no», dicono al Nazareno, «c’è il concreto rischio di andare sotto. Inutile dire che sarebbe una tragedia ritrovarsi con la crisi di governo, mentre il Parlamento è ancora in piena sessione di bilancio».

Tanta prudenza porta all’altra questione sul tavolo di Renzi. Quella elettorale. Da giorni il segretario dem parla solo e soltanto di biotestamento, tacendo sullo Ius soli. Venerdì scorso, entrando alla Leopolda, ha messo a verbale: «Sul fine vita credo ci siano i numeri in Senato, in più la maggioranza del mondo cattolico è d’accordo dopo le parole di papa Francesco». E adesso nel suo entourage aggiungono: «Proveremo ad approvare sia il biotestamento che lo Ius soli, ma in Senato ha più probabilità di passare il primo piuttosto che il secondo. Inoltre se approviamo la legge sulla cittadinanza facciamo un gran favore a Berlusconi, Salvini e Meloni che avrebbero buon gioco ad attaccarci in campagna elettorale. Il Cavaliere ha già cominciato domenica da Fazio... Non gli daremmo lo stesso vantaggio con il fine di vita: la legge è meno divisiva, memo impopolare, piace ai cattolici che ascoltano le parole del Papa e ai laici di centrodestra».

LA DIFFICILE ROAD MAP
Insomma, se Renzi dovrà buttare giù dalla torre un provvedimento, quello sarà lo Ius soli. Resterà, in ogni caso, da affrontare il “come” varare il biotestamento sui cui grava la minaccia di una valanga di emendamenti. Il leader del Pd, per dribblare l’ostruzionismo, spinge Gentiloni a porre la fiducia. Ma a palazzo Chigi sono titubanti. Perché «è una materia squisitamente etica che riguarda le coscienze». Perché con il “no” di Alternativa popolare anche questa fiducia è a rischio, nonostante il prevedibile “soccorso” di Mdp di Pierluigi Bersani. E perché, come ha più volte osservato il capogruppo dem in Senato, Luigi Zanda, con la fiducia non si potrebbero incassare i voti dei Cinquestelle (i grillini si sono detti ufficialmente d’accordo) e dei parlamentari laici del centrodestra. «La verità è che non si possono fare previsioni», allargano le braccia nel gruppo dem di palazzo Madama, «sarà possibile decidere come tentare l’approvazione del biotestamento solo poche ore prima di andare in Aula, contando i voti uno ad uno».
Un segnale, Renzi, a Pisapia e Bonino comunque lo deve mandare. E presto. Al massimo entro la settimana.
 

Ultimo aggiornamento: 18:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA