In fila per fare argine ai 5Stelle: l’Italia di Matteo ci riprova

Lunedì 1 Maggio 2017 di Mario Ajello
In fila per fare argine ai 5Stelle: l’Italia di Matteo ci riprova
È scattato l’effetto ultima spiaggia, la resistenza da linea del Piave. «O stavolta l’Italia di Renzi batte un colpo o è finita per tutti». Non lo dice soltanto Franca, 56 anni, quasi una delle più giovani votanti da primarie, al seggio di Donna Olimpia, ma come lei lo dicono tutti lungo le code ai gazebo. Dovevano essere in pochi, secondo le previsioni, e invece pochi non sono ma al netto del trionfalismo molti meno delle altre volte. Per lo più, come confermano i dati, l’Italia da tendone dem è un’Italia modello Matteo. Però anziana. Più da zona centro che da periferia. Più ceto medio riflessivo che stile Corviale (dove spopolano Grillo e Meloni).

D’origine in gran parte ex Pci ma indisponibile al ritorno indietro (Bersani e D’Alema deja vu, e forse dalla sua finestra l’ex Comandante Max vede le code dei votanti a Prati e di certo non gradisce). Refrattaria al sinistrismo stile patrimoniale («Ma che sono impazziti Orlando e Emiliano?», dice il pensionato Franco al gazebo di Piazza Melozzo al Flaminio, che è uno dei pochi forzisti che si unisce da forestiero alla compagnia). E soprattutto vogliosa di prendersi una rivincita, dopo la Caporetto referendaria del 4 dicembre e «la palude» che ne è seguita. 

NO GIOIA
Non è un popolo gioioso questo. Non sente sulla schiena il soffio della storia, semmai lo attribuisce con tristezza e con paura ai 5 stelle che loro chiamano, troppo semplicisticamente, «i fascistoidi». Ecco, questo popolo impaurito e che si vive come un argine magari friabile, come un Vajont che può crollare, non nasconde l’alto rischio batosta alle prossime elezioni, a cominciare da quelle siciliane in autunno dove i grillini hanno già la vittoria in tasca. E’ più esiguo di prima - il forte trend di decrescita dell’affluenza dimostra l’usura dello strumento primarie - ma non vuole mollare. E comunque, parola di Susanna, nel Pci e nei suoi derivati da sempre e ora orlandiana, addetta alla tenda di Piazza Mazzini, «chi credeva che la nostra comunità non esisteva più, e fossimo diventati fantasmi, si è sbagliato di grosso».

Ma è un popolo ferito. Spesso claudicante, anche per motivi biologici. Chi arriva sotto al braccio del badante, chi con le stampelle, chi appoggiandosi al girello: nei gazebo del centro molte scene sono così. E Raffaella, nobildonna dei Parioli, sorride: «Io in carrozzella, come Emiliano». Facile incontrare, da San Lorenzo a Tor Sapienza, nipotine che accompagnano il nonno al seggio, ma loro restano fuori. Così come un paio di ex compagni - Piero e Giuseppe - passati al partitino scissionista di Bersani. Cercano di sbirciare all’interno del circolo-seggio Arci a via Monti di Pietralata, e non vogliono entrare a votare per dare l’aiutino a Orlando: «Meglio che vinca Renzi, così abbiamo un vero nemico da distruggere». Intanto alla tenda montata in Piazza del Popolo lavorano due ragazzi e una ragazza, e uno di loro dice con sorriso auto-ironico: «Siamo l’avanguardia del passato». All’esterno, un gruppo di turisti si fa le foto davanti al gazebo con su scritto «la democrazia è qui». Siete del Pd? «No, ma è tenera questa capanna». 

I NUOVI POTENTI
«Il mondo è cambiato e la sinistra deve cambiare», è il mantra dei più. Non vogliono il proporzionale ma renzianamente sono semi-rassegnati, considerandolo unica arma anti-5 stelle. Hanno subìto il plebiscito anti-Matteo del 4 dicembre, ma ora «c’è la ripartenza», assicura Paolo al seggio dei fuori sede alla stazione Termini. Dove - miracolo! - non si vedono solo pantere grigie ma perfino under 30. C’è chi arriva al gazebo cantando «Ricominciamo» di Adriano Pappalardo e chi sceglie, per Renzi, «Ritorneraiiii».

Ma si avverte, in questi quasi due milioni, un senso di profonda fragilità, sia pure di tipo passivo e non attivo. C’è il bisogno, cioè, di dare un messaggio di stop, di rigetto e di rifiuto di testa e di pancia, a quelli che oggi si sentono, e appaiono anche al popolo dem, nuovo establishment: ovvero i Di Maio, i Di Battista e gli altri grillini che si sentono, come si diceva nel sinistrese di una volta, «nuova classe». Quelli dei gazebo li guardano ormai da sotto in su, votano dicendo no pasaran, ma forse non soltanto Biagio, che è in fila al seggio della Bufalotta, ha votato strofinando ansiosamente un cornetto rosso.
 
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