L'ambasciatore del Regno Unito: «Trump e Brexit, rispetto per le scelte degli elettori»

Sabato 12 Novembre 2016 di Marco Ventura
L'ambasciatore britannico a Roma, Jill Morris
Un tè a Villa Wolkonsky, splendida residenza dell’ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris. Lei, ex direttrice degli Affari europei al Foreign Office, parla un italiano forbito, tutti i congiuntivi a posto e una pronuncia caparbiamente non gallese. «Trump e la Brexit? È la democrazia», dice. «Il voto dei cittadini va rispettato».

Trump ha telefonato subito al premier GB Theresa May. Perché?
«L’ha invitata a Washington citando il rapporto speciale che storicamente esiste tra i nostri due paesi. I risultati delle elezioni Usa e del referendum di giugno sulla Brexit sono stati democratici: i paesi democratici rispettano il risultato del voto, proprio e altrui. Democratica è la decisione del popolo britannico di uscire dall’Unione. Per quanto non auspicata da molti amici europei e americani, va onorata. L’impegno del governo è ora quello di studiare un percorso della Brexit che tuteli sia gli interessi britannici, sia quelli dei nostri partner europei».

Quanto ha pesato a favore di Trump e della Brexit l’insofferenza per i migranti?
«Trovo giusta l’analisi di quanti hanno riscontrato nella coscienza popolare un senso di perdita di controllo sull’immigrazione. Ma questa mancanza di controllo riguarda pure l’economia: c’è la percezione che i vantaggi della globalizzazione non siano stati distribuiti equamente. Non è una sorpresa e non riguarda solo i britannici: è un sentimento diffuso in Europa dopo 10 anni di crisi, investe il confronto tra austerità e flessibilità. Tutto ciò alla fine contribuisce all’insoddisfazione dei cittadini europei».

Che fare di fronte al populismo?
«Dopo il voto sulla Brexit, il governo britannico ha adottato una visione costruttiva e positiva del futuro. I negoziati saranno difficili, è la prima volta che uno Stato certa di uscire dall’Unione. È tuttavia possibile una nuova alleanza tra una Unione europea economicamente forte e un Regno Unito che sia più di un buon vicino: il migliore amico della Ue».

Vi sentite più distanti dall’Europa?
«Siamo e rimaniamo europei, condividiamo gli stessi valori e restiamo al fianco dei nostri amici nella sfida globale della sicurezza e della crescita. Con la Brexit cambierà il “come”, non il “cosa” della collaborazione. Siamo consapevoli che l’Italia porta sulle proprie spalle il fardello maggiore della immigrazione. Continueremo ad aiutarvi per stringere accordi sui rimpatri ed evitare le partenze dai paesi di origine».

Ma ora siete più vicini agli Stati Uniti?
«Non c’è da scegliere tra Usa e Europa, il mondo non funziona così. Il Regno Unito è membro di Onu, Commonwealth, G7, G20, Nato e per il momento Ue. E svolge un ruolo in ciascuno di questi fori. Non vogliamo una Unione disintegrata e frantumata ma forte, capace di garantire la crescita ai propri cittadini. Perciò sosterremo le riforme finché non usciremo dalla UE: la burocrazia europea va snellita, e create le condizioni di sviluppo dell’imprenditorialità».

Brexit, Trump. I riflettori si spostano ora sul referendum del 4 dicembre in Italia?
«Non vogliamo e non possiamo interferire, ma per la politica italiana è un momento delicato. Qualunque sia il risultato, continuerà la collaborazione col vostro governo. Il voto riguarda solo il popolo italiano. C’è chi ipotizza che un risultato o l’altro creerà o no stabilità, mentre per noi osservatori e amici dell’Italia non è così evidente che un esito porterà instabilità, l’altro ingovernabilità. La scelta è sulla riforma costituzionale, non sul governo».

La collaborazione continua?
«Sì, dalla lotta al terrorismo e alla criminalità fino all’economia e ricerca. Tanti italiani hanno scelto di lavorare, studiare e vivere nel Regno Unito, sono molto ben accolti e siamo loro grati. Sono preoccupati per dopo la Brexit, ma il governo proteggerà i diritti acquisiti degli italiani ed europei che già si trovano nel Regno Unito. A una condizione: la reciprocità verso i cittadini britannici nei paesi UE. Vogliamo che questo sia il primo punto all’ordine del giorno del negoziato».

Che ne sarà degli universitari già in Gran Bretagna?
«Gli scambi devono continuare, ma non dipende soltanto da noi. Il nostro governo garantisce agli studenti che si iscrivono alle università britanniche il diritto di accesso alle borse di studio per tutta la durata del corso. Inoltre, Renzi e Theresa May hanno un bel rapporto e l’Italia, da presidente del G7 e membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu nel 2017, sarà per noi un partner centrale».

E il suo personale rapporto con l’Italia?
«Mi trovo qui da tre mesi. Sono gallese, mi piace il verde... Sono rimasta sei settimane in una famiglia a Siena per immergermi nella vostra lingua. Poi a Milano, Firenze, Venezia. Prima di Natale andrò a Torino, Napoli, ancora Firenze. E sono appena all’inizio».

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Ultimo aggiornamento: 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA