Popolare Vicenza, le difese fanno muro

Giovedì 18 Ottobre 2018
Popolare Vicenza, le difese fanno muro
dal nostro inviato
VICENZA Crac Popolare Vicenza, ieri udienza preliminare fiume ma la partita non è ancora chiusa. Sabato coda finale con l'arringa dei difensori dell'ex vice direttore generale Andrea Piazzetta, esperto di finanza. Poi il gup Roberto Venditti dovrebbe decidere dell'eventuale rinvio a giudizio dei sei imputati di questo troncone: l'ex presidente Gianni Zonin, l'ex consigliere d'amministrazione Giuseppe Zigliotto, gli ex vicedirettori Emanuele Giustini, Paolo Marin, Piazzetta, e l'ex dirigente proposto alla redazione dei bilanci Massimiliano Pellegrini. La posizione dell'ex dg Samuele Sorato è stata stralciata. «Sabato potrebbe arrivare la decisione», conferma Venditti in una pausa del dibattimento che ieri ha visto l'udienza durare quasi otto ore. L'eventuale processo potrebbe partire, almeno nel rinnovo della costituzione di parti civili, prima di Natale.
A tenere banco ieri soprattutto la posizione di Giuseppe Zigliotto, ex consigliere d'amministrazione di Popolare Vicenza ed ex presidente di Confindustria Vicenza. Gli avvocati difensori Giovanni e Giulio Manfredini si sono alternati nel pomeriggio per circa tre ore nella loro arringa che ha mirato a spiegare al gup come Zigliotto non abbia avuto nessun vantaggio dai circa 14 milioni di finanziamenti ricevuti dalla banca nel 2012 e nel 2013. «Nessuna baciata, nessuno storno di interessi a suo favore, anzi Zigliotto ha pagato interamente i 750mila euro di interessi che doveva e i finanziamenti ricevuti - spiega l'avvocato Giovanni Manfredini - nel febbraio 2015 ha venduto meno della metà delle azioni che aveva comprato, 88mila, dopo averne fatto richiesta a inizio 2014. Altre 123mila, per un valore di 8 milioni, le ha tenute ed ora non valgono nulla. Se fosse stato a conoscenza di chissà quali manovre illecite, per quale motivo le avrebbe tenute?». Allora però vendere le azioni di BpVi non era facile, il fondo di riacquisto gestito dalla banca era stato bloccato dalla Bce.
UNICO OPPOSITORE
L'avvocato Manfredini ricorda che già negli interrogatori con i pubblici ministeri avrebbe potuto chiarire l'errore materiale nella quale è incorsa, a suo dire, la Guardia di Finanza: «Se ci avessero messi a conoscenza delle informative della Gdf avremmo potuto chiarire tutto come abbiamo fatto oggi al giudice: non c'è stato nessuno storno, i 32mila euro di interessi erano stati addebitati su un conto e sono stati pagati da un altro, questo forse ha tratto in inganno la Gdf. Non solo, il finanziamento è stato estinto completamente nell'aprile del 2016». A inchiesta sul crac già ampiamente iniziata. «La Gdf ci contesta favoritismi da parte della banca, ma è il contrario: è Zigliotto che ha fatto un piacere alla banca comprando azioni assumendosi un rischio. Le baciate vere sono quelle dei soci che avevano il patto di riacquisto e lo storno degli interessi a loro favore».
Il tema di un'indagine troppo focalizzata viene portato avanti anche da alcuni avvocati delle 5mila parti civili.
INDAGINI CIRCOSCRITTE
«Altri reati come la truffa non sono stati neppure contestati - avverte l'avvocato Renato Bertelle che difende circa 200 azionisti risparmiatori di BpVi - e mi si deve spiegare come mai, dopo le denunce che ho presentato ancora nell'estate del 2015, non è stato messo sotto inchiesta tutto l'ex cda, il collegio sindacale, la società di revisione Kpmg e anche la Banca d'Italia, riconosciuta invece come parte civile».
Gli avvocati difensori di Zigliotto contestano poi anche gli addebiti in punta di diritto: «Le baciate in sé non sono un reato, il reato è non registrarle in bilancio per detrarle dal patrimonio di vigilanza. Il primo acquisto del nostro cliente è risalente al 2012, quando era in corso l'ispezione della Banca d'Italia. Agli ispettori era stato anche evidenziato il fenomeno senza provocare da parte loro rilievi particolari. Poi, come ha riconosciuto la Banca d'Italia stessa, con i nuovi regolamenti del gennaio 2014, la situazione è cambiata. E sulla presunta confessione trovata dall'iPad sequestrato al mio cliente posso dire che era un diario che Zigliotto teneva per ricostruire la vicenda della quale non sapeva nulla. Ricordo che è stato l'unico che si è scagliato contro la decisione del cda di lasciare andare via l'ex direttore generale Samuele Sorato con una buonuscita milionaria. Per questo abbiamo chiesto il suo proscioglimento». Stessa richiesta fatta dai difensori di Giustini e Pellegrini.
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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