Pop Vicenza, pronti altri rimborsi

Mercoledì 1 Marzo 2017
Pop Vicenza, pronti altri rimborsi
A poco più di tre settimane dalla chiusura dell'offerta di transazione (22 marzo) il cda di Popolare Vicenza si appresta a definire il meccanismo di rimborso per i soci disagiati. Per loro sono pronti 30 milioni, altrettanti li metterà sul tavolo Veneto Banca. Sessanta milioni che si aggiungeranno ai 600 a disposizione invece del 179mila soci individuati come potenziali sottoscrittori dell'offerta di transazione che prevede il rimborso di 9 euro per azione per i soci dal 2007 di Popolare Vicenza e del 15% del valore dell'azione per gli azionisti di Montebelluna, più ci sono offerte commerciali a sconto, la possibilità di rimanere proprietari del titolo e di partecipare con warrant al futuro aumento di capitale miliardario (si parla ormai di cifre molto superiori ai 3 già ipotizzati, molto dipende anche dalle richieste sulle sofferenze della Bce). Per ottenere il rimborso però bisogna firmare una sorta di clausola liberatoria che di fatto è la rinuncia a future cause civili e penali contro la banca e anche i suoi amministratori, sindaci, dipendenti e consulenti. È una sorta di rinuncia tombale che dà di fatto alla banca il compito di rivalersi sui presunti responsabili del dissesto che ha bruciato risparmi per oltre 10 miliardi. Ai disagiati come agli scavalcati di Vicenza potrebbero arrivare 30 euro per azione.
Il cda di oggi di Popolare Vicenza (come ieri Veneto Banca) invece non dovrebbe occuparsi del piano industriale di fusione o dei conti 2016 (previste perdite per oltre 2 miliardi nei due istituti). Tocca infatti a Bce e Commissione Europea dare via libera al piano che porterà anche a un intervento dello Stato, non si sa ancora se in maggioranza (in tal caso le quote del fondo Atlante che controlla le due ex Popolari rischiano di essere azzerate) o in minoranza. Il dibattito in Europa è aperto e potrebbe portare a nuovi guai per le due banche venete. Anche perché la Bce avrebbe chiesto un'accelerazione sui crediti a rischio. Pare che per le venete non si prefiguri la bad bank, invece si dovrebbe cercare soluzioni alternative come società veicolo.
L'amministratore delegato Fabrizio Viola ha avvertito in passato che, senza un'adesione massiccia, non ci sarà «futuro» per la banca e ha escluso che un intervento dello Stato nel capitale di Bpvi possa migliorare le percentuali di rimborso. Una posizione condivisa anche dal giurista Sabino Cassese che in un'intervista al Corriere ha suggerito agli azionisti di «non darsi la zappa sui piedi» e aderire in quanto la transazione «non può essere fatta con risorse statali».
Sul fronte giudiziario si sgonfia l'inchiesta di Prato. Nei giorni scorsi la procura toscana ha trasmesso il fascicolo dell'inchiesta a Vicenza dove sui 19 indagati iniziali, per estorsione, riguardo a azioni della banca vendute ai clienti, è stata chiesta l'archiviazione per ben 17. Gli indagati quindi sono rimasti due e sarebbero, secondo quanto appreso, l'ex direttore generale della banca Samuele Sorato e l'ex vice presidente Emanuele Giustini; mentre il direttore regionale, i direttori di filiale, i funzionari della banca in forza nella provincia di Prato, secondo gli inquirenti, sarebbero stati il mezzo della presunta truffa ai danni dei risparmiatori e non i soggetti consapevoli e attivi. Il fronte principale rimane Vicenza, dove la procura sta indagando 9 ex consiglieri ed ex manager (tra questi Gianni Zonin e Sorato) per aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza.
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