Banche venete, Intesa decisiva

Mercoledì 21 Giugno 2017
Banche venete, Intesa decisiva
Popolari venete, oggi scade il termine per le offerte a Rothschild e il ministero assicura: in campo ancora tutte le opzioni, compreso l'aumento di capitale con partecipazione dei privati.
In ogni caso il tempo stringe: entro il fine settimana deve decollare un piano di rilancio. Rothschild, advisor del Tesoro, oggi chiuderà le porte ad altre offerte per Popolare Vicenza e Veneto Banca. Alla data room aperta dal Mef avrebbero avuto accesso decine di soggetti, tra cui anche Unicredit e Bnl (cioè i francesi di Bnp). Tra i maggiori candidati a rilevare le banche venete, nel caso in cui si procedesse a una separazione tra good e bad bank, figura Intesa Sanpaolo. Si sfila invece Iccrea.
Oggi la banca milanese riunisce un cda che potrebbe essere decisivo per sbloccare la situazione. L'Ad Carlo Messina è pronto anche a un'operazione stile Banco Popular, ma senza dover pagare pegno, cioè fare aumenti di capitale o tagliare il dividendo promesso ai soci. In pratica, avrebbe chiesto garanzie fiscali per ammortizzare l'investimento e possibilità di accedere al fondo esuberi per le riduzioni di organico che arriverebbero dall'acquisizione delle due banche venete, almeno 4-5mila adetti. D'altra parte Intesa con le venete potrebbe fare un colpaccio: diventerebbe leader nel Nordest, acquisirebbe Bim e il 40% di Arca, amplierebbe la sua presenza in Paesi in crescita come Romania e Albania, dove è già presente in forze. Fattori che la concorrenza conosce bene e che starebbe portando a qualche ripensamento. Infatti Unicredit non esclude un suo intervento: «Se c'è una soluzione di sistema noi siamo disponibili a partecipare. Faremo il nostro dovere per un senso di solidarietà al Paese. Sono un po' più ottimista di quanto non fossi quindici giorni fa», afferma il presidente Giuseppe Vita.
Il ministro Pier Carlo Padoan e i suoi più stretti collaboratori continuano a scommettere sul piano A, cioè la ricapitalizzazione precauzionale a carico dello Stato con presenza di altre banche in cordata, definita la soluzione preferibile. Questo è il terreno di confronto prevalente con le autorità europee, un confronto che continua serrato, come ha confermato la commissaria dell'Antitrust Ue Marghethe Vestager: «Nelle regole Ue c'è una certa flessibilità. Non sta a me o ai miei servizi decidere quali misure si dovrebbero prendere, sta alle autorità nazionali. Il mio compito è assicurarci che quando una direzione viene presa sia applicata in linea con le regole». La responsabile dell'Antitrust ha aggiunto che i contatti in corso con l'Italia non sono «dei negoziati perché lavoriamo molto costruttivamente insieme per trovare una soluzione, soluzione che deve rientrare nelle regole dato che non ho mandato per negoziare fuori dalle regole».
«Com'è noto le fondazioni hanno già destinato 500 milioni al fondo Atlante, l'auspicio è che ora le banche venete possano trovare una soluzione», dice Antonio Finotti, presidente di Fondazione Cariparo, grande azionista di banca Intesa col 3,2%: «Intesa San Paolo e noi come Fondazione a suo tempo siamo stati sollecitati a partecipare al fondo Atlante, anche se la normativa spinge le fondazioni ad alleggerire le partecipazioni bancarie. Senza fondo Atlante probabilmente le due banche sarebbero già fallite, questo primo intervento di pronto soccorso ha funzionato. Ora è facile immaginare che vi sia una situazione deteriorata. Le banche che stanno bene dovrebbero intervenire». In ogni caso l'investimento di Cariparo (40 milioni) in Atlante per ora non è ancora una perdita (Intesa invece ha già svalutato decisamente la sua quota): «È a carico dei fondi erogativì e coperto da un accantonamento di pari dimensioni e che quindi una sua eventuale svalutazione non avrà impatti sul patrimonio - dice Finotti -. Gli impegni presi con il Mef prevedono l'utilizzo dell'accantonamento per coprire le perdite, qualora le perdite saranno accertate. Non è possibile una svalutazione preventiva».
In questo contesto fluido il Tesoro continua a lavorare a una ricapitalizzazione precauzionale, cercando gli 1,2 miliardi di capitali privati chiesti dalla Ue. Ma quella che sembra materializzarsi è un'altra soluzione, sempre con iniezione di risorse dei contribuenti e in ogni caso preservando depositi e bond senior. Allo studio c'è infatti una replica della soluzione adottata per le quattro good bank mandate in risoluzione nel novembre 2015, con la separazione dei crediti deteriorati, la sterilizzazione dei rischi legali, la vendita di alcuni asset e importanti esuberi (si parla di 4-5 mila su 11 mila dipendenti), per i quali lo Stato si farebbe carico di un rifinanziare il fondo esuberi di settore. Il punto interrogativo riguarda però la gestione della bad bank. A differenza del salvataggio del Banco Popular da parte del Santander, che si è accollato 7 miliardi di aumento, «nel caso delle banche venete la bad bank sarebbe finanziata dallo Stato e questo non piace a Bruxelles», rileva Equita Sim. Per smuovere il sistema bancario a farsi carico degli asset tossici (le banche «non sono entusiaste di accollarsi delle perdite per permettere a Intesa di comprare le good banks a 1 euro») Equita ipotizza «un provvedimento fiscale» del governo, una sorta di merce di scambio a vantaggio di tutto il sistema.
Un monito a non investire soldi privati nei salvataggi bancari è arrivato dalla Consob. «Non sono note le condizioni di redditività prospettica delle banche in crisi - avverte il presidente Giuseppe Vegas - e quindi un intervento diretto potrebbe non rispondere a logiche di sostenibilità nel lungo periodo». A maggior ragione perché il sistema bancario italiano «non ha ancora raggiunto nell'insieme quel livello di efficienza e redditività che consentono costose operazioni di salvataggio»
E sui rimborsi per i soci disagiati (60 milioni a disposizione dalle due banche venete), l'associazione dei soci-risparmiatori Ezzelino da Onara riferisce che la proposta di proroga dei tempi per depositare le dichiarazioni Isee potrebbero slittare. La proposta sarebbe all'ordine del giorno del prossimo cda di Veneto Banca.
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