Valeria Golino: «Si vede anche senza gli occhi»

Venerdì 8 Settembre 2017
Valeria Golino: «Si vede anche senza gli occhi»
Per sembrare davvero cieca, Valeria Golino si è esercitata a lungo: «Camminavo bendata tre giorni alla settimana per la città». Ha imparato a usare il bastone bianco, «che è il migliore amico per le persone non vedenti». Ma la difficoltà maggiore, nonostante un paio di lenti a contatto per opacizzarli, è stata quella di non usare gli occhi: «Dovevo non vedere vedendoci». Valeria Golino, tra un cambio d'abito e l'altro, spiega come è riuscita a impersonare Emma, la protagonista del nuovo film di Silvio Soldini intitolato Il colore nascosto delle cose, presentato ieri fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia e nelle sale già da oggi.
È l'undicesimo film di Soldini che torna a Venezia 24 anni dopo il trionfo di Un'anima divisa in due e che lo riunisce a Valeria Golino quattro lustri dopo Le acrobate. «Silvio - racconta divertita Golino era convinto che fossi ancora pigra, così nella fase di preparazione del film è stato autoritario. Ma solo con me, con Adriano Giannini, invece, era tranquillissimo. Poi, quando si è cominciato a girare, è venuto tutto naturalissimo».
Due i protagonisti de Il colore nascosto delle cose. C'è Teo (Adriano Giannini), un uomo in fuga dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte e da cui scivola alle prime luci del giorno. Un uomo che ama solo il suo lavoro, fa il creativo per un'agenzia pubblicitaria e vive sempre connesso, perennemente attaccato allo smartphone. E c'è Emma (Valeria Golino) che ha perso completamente la vista a 17 anni, ma ha saputo reagire accettando il suo handicap con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia. Fa l'osteopata, gira per la città col suo bastone bianco, è autonoma, decisa. Teo e Emma si conoscono casualmente, tutto nasce per gioco e per scommessa, ma quello che sembra iniziare finisce.
Soldini racconta che l'idea del film gli è venuta lentamente, dopo l'esperienza di Per altri occhi, il documentario girato qualche anno fa con persone non vedenti. «Ho scoperto un mondo che immaginavo diverso - dice il regista - I ciechi che ho conosciuto sono pieni di ironia e autoironia, non vivono la loro vita in modo drammatico, nessuno di loro perde tempo a compatirsi. Mi sono reso che al cinema, quello di finzione soprattutto, i ciechi sono invece tratteggiati in modo scontato o arrabbiato col mondo. Mancava una storia vicina alla realtà, come quelle che accadono nella vita di tutti i giorni. Un film che dimostrasse che si vede anche senza gli occhi». E così è nato il film, per la cui realizzazione aggiunge Soldini «l'aiuto dei non vedenti che conosco è stato fondamentale». «Ho invaso la vita di amici non vedenti - dice Golino - che ci hanno fatto vedere come si comportano in casa, come fanno la spesa, come si risponde al telefono. Ma la cosa più complicata per essere credibile è stato non usare gli occhi, introiettare i sentimenti». Spiaciuti che il film non sia stato inserito in concorso? «Essere fuori concorso è una cosa fantastica, ho già il pensiero dell'uscita in sala», dice Soldini. Il colore delle cose sarà distribuito con una modalità di visione chiamata Movie Reading, una app scaricabile sullo smartphone che consente di utilizzare sottotitoli per non udenti o audiodescrizioni per non vedenti. Cos'è rimasto a Valeria Golino del personaggio di Emma? «L'ammirazione verso una persona equilibrata e senza fronzoli. Ma non perché è cieca. Emma è fragile, ma non debole». Le somiglia? «Mah, vorrei poter dire sì». E va a cambiarsi per un nuovo giro di interviste. La sera l'attende il primo red carpet al Lido dopo tanti anni senza il compagno Riccardo Scamarcio al fianco.
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