VICENZA - Popolare Vicenza: le perdite del 2015 ammontano a 1,4 miliardi, in aumento

Mercoledì 10 Febbraio 2016
VICENZA - Popolare Vicenza: le perdite del 2015 ammontano a 1,4 miliardi, in aumento di circa 350 milioni rispetto al giugno scorso. La crescita rispetto alla semestrale firmata dal consigliere delegato Francesco Iorio è però dovuta principalmente alla riclassificazione di poste relative al capitale finanziato, cioè ai prestiti della banca a soci per sottoscrivere operazioni di capitale, un filtro prudenziale chiesto dalla Bce che ammonta oggi a circa 1,13 miliardi (era un miliardo a giugno 2015). Poste dedotte dal patrimonio di vigilanza per 320 milioni. Il resto finisce in rettifiche di valore per 466 milioni e fondo rischi per 352: capitoli che in futuro potrebbero portare a entrate importanti. Mentre sono improbabili in questa fase azioni di responsabilità.
I ricavi da gestione caratteristica, cioè da margine di interesse e commissioni, sono in leggera crescita sul 2014, un segnale d'ottimismo per quest'anno e per la realizzazione del piano industriale al 2020 ricalibrato alle nuove condizioni di mercato: confermato il target di 200 milioni nel 2018 e di 300 milioni a fine piano, possibili nuovi esuberi. Per il 2016 si prevedono però meno ricavi da interessi e più costi. La raccolta diretta della banca presieduta da Stefano Dolcetta ammonta a 21,9 miliardi, in flessione del 23,3% su fine 2014. È l'effetto della perquisizione della Guardia di Finanza di fine settembre 2015 e del salvataggio delle 4 banche del Centro Italia di fine novembre. Un calo dei depositi che per un sesto arriva da azzeramenti di conto corrente, il resto vede una diminuzione da parte di clienti ancora di Popolare Vicenza. Ma nel 2016 è tornato un po' di sereno su questo versante: l'indicatore LCR è superiore all'80% al 31 gennaio 2016, in netto miglioramento rispetto al dato di fine 2015 (47,5%). Impieghi netti alla clientela in calo dell'8,9%. I crediti deteriorati netti verso clientela salgono di 1,1 miliardi e toccano i 5,3 miliardi. Il patrimonio consolidato di pertinenza del gruppo si attesta a 2.534 milioni a fronte dei 3.731 milioni a fine 2014. Ma in cassa ci sono le plusvalenze dalla cessione di Icbpi e Save (184 milioni) e anche quelle possibili dalle dismissioni di Arca, Farbanca, Prestinuova e altre operazioni per circa 650 milioni, un cuscinetto di capitale di sicurezza da mettere nello zaino per il futuro. Non c'è invece nessuna intenzione di cedere il 15% di Cattolica d'assicurazioni (che per ora non ha manifestato adesione all'aumento di capitale di Vicenza), per la quale anzi si auspica un passaggio in spa. Azzerati gli avviamenti anche per Popolare Vicenza e Banca Nuova.
Di fatto il bilancio 2015 è la certificazione definitiva della pulizia portata avanti dalla nuova squadra di comando che sta pilotando la banca veneta verso l'assemblea della verità del 5 marzo, quando i circa 119mila soci dovranno approvare la trasformazione in spa, l'aumento di capitale da 1,5 miliardi e la quotazione in Borsa. Tutti passaggi necessari (come la fissazione del prezzo di recesso, prevista per il 16 febbraio, difficile che superi i 10 euro), ha sottolineato nei giorni scorsi Iorio. Il 16 aprile potrebbe arrivare la quotazione in Borsa. Mentre dopo l'aumento di capitale potrebbero partire i primi tavoli di confronto con i soci per arrivare ai rimborsi in caso di verifica positiva dei reclami (si parla di circa tremila). La dotazione per questo capitolo sarebbe consistente.
Nel 2015 i coefficienti patrimoniali sono stati superiori ai minimi regolamentari. Includendo l'effetto dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi, il cet 1 ratio si attesterebbe al di sopra del 12%, valore superiore al target srep Bce (10,25%). In crescita al 42,4% i livelli di copertura dei crediti deteriorati, rispetto al 37,9% di fine 2014 e al 41,8% di giugno 2015. La copertura delle sofferenze si attesta al 59,3%.
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