Unioni civili, al Senato superato il primo ostacolo

Giovedì 11 Febbraio 2016
Unioni civili, al Senato superato il primo ostacolo
Le unioni civili superano il primo scoglio a Palazzo Madama con la maggioranza assoluta dei senatori che vota contro il rinvio del disegno di legge Cirinnà in commissione e apre la strada delle votazioni del testo che inizieranno martedì prossimo. La giornata però è segnata da un clima elettrico e da forti tensioni sia tra i dem dove l'area cattolica ha contestato l'indicazione del capogruppo Luigi Zanda di concedere libertà di voto solo su tre emendamenti, sia tra Pd e Lega Nord sul ritiro sfumato di gran parte degli oltre cinquemila emendamenti presentati, sia infine tra Pietro Grasso i senatori Roberto Calderoli, Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi e Lucio Malan per la decisione del presidente di respingere il voto segreto sulla proposta di rimandare il testo in commissione.
Dopo mesi di discussioni tra e dentro i partiti, martedì il premier Matteo Renzi con la sua enews ha aperto le danze per la volata finale, pur ammettendo le diverse posizioni sulla stepchild adoption, l'adozione del figlio del partner nelle coppie dello stesso sesso e lasciando al Parlamento la libertà di trovare una sintesi. Ieri prima di incominciare i lavori in aula, in un'infuocata assemblea dei senatori Pd il capogruppo Luigi Zanda ha chiesto il voto sulla proposta di lasciare libertà di coscienza soltanto a tre emendamenti, quello che sostituisce la stepchild adoption con l'affido rafforzato proposto da Stefano Lepri, quello di Cecilia Guerra sull'adozione piena alle unioni civili e quello di Donella Mattesini sulle convivenze di fatto. Il vicecapogruppo Lepri dell'ala cattolica ha controproposto libertà di voto su nove emendamenti, alla fine si è scelto di non andare alla conta ma di accogliere la linea Zanda con l'impegno ad ampliare il numero in una nuova assemblea.
In aula il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha stemperato un po' il clima assicurando che «il governo non esprimerà alcuna valutazione politica» ma soltanto tecnica su alcune proposte di modifica. Il primo ostacolo al prosieguo del percorso era la richiesta Calderoli-Quagliariello di non procedere col voto e rinviare il testo in commissione per ulteriori approfondimenti. 74 senatori avevano chiesto lo scrutinio segreto a Grasso che non lo ha concesso spiegando che il tema rientra «nell'ambito di applicazione dell'articolo 2 della Costituzione, in base al quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». Ne è nato uno scontro con Caderoli che ha accusato di «una scelta politica che lei ha preso in solitaria» e con Giovanardi che lo ha apostrofato come «servo sciocco della maggioranza», al quale Grasso ha risposto che «la sua offesa è per me una medaglia». Al voto palese sulla richiesta di non passaggio all'esame degli articoli la maggioranza è stata schiacciante con 195 contrari, 101 favorevoli e un astenuto.
Superato questo scoglio, Zanda ha chiesto la conferenza dei capigruppo per approvare il nuovo calendario dei lavori con il primo voto che è slittato a martedì anche per lasciare il tempo di stemperare gli animi. Se l'allarme M5s dopo la libertà di coscienza concessa da Beppe Grillo è rientrato e il gruppo è compatto in favore del ddl, a preoccupare il Pd sono le 125 votazioni segrete richieste da Lega, Forza Italia e Area popolare e soprattutto la questione degli emendamenti. La Lega che si era accordata per ritirare 4.500 degli oltre 5.000 presentati, tiene duro perché vuole il ritiro del supercanguro del Pd Andrea Marcucci capace di cancellare gran parte delle proposte presentate. Dal Pd hanno fatto sapere che lo ritirano se la Lega ritira le decine di suoi emendamenti canguro ma il capogruppo Gian Marco Centinaio ha replicato che «il patto era sui numeri e non sui contenuti. Ora mi chiedono altre condizioni inaccettabili perché noi questa legge la vogliamo affossare».
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