«Una ripresa che ha fatto scuola»

Mercoledì 11 Ottobre 2017
Sono trascorsi 54 anni dalla sciagura del Vajont. E 50 esatti dalla ricostruzione del paese: «Da un epocale disastro - ha affermato il sindaco di Longarone, Roberto Padrin - possono nascere anche occasioni per il futuro. Nel nostro caso, se non ci fosse stato il Vajont, di che cosa avrebbe vissuto la provincia di Belluno? Senza le zone industriali, realizzate in seguito a una legge speciale nata appositamente nel post tragedia (e voluta dall'onorevole Orsini), come sarebbe rimasto in piedi il territorio? Solo col turismo? Per questo invito i colleghi sindaci di Amatrice e Norcia a guardare al domani con ottimismo». Particolarmente significativa la testimonianza di Renato Migotti, architetto e presidente dell'associazione Vajont - Il futuro della memoria: «L'elemento uomo è stato distrutto. E la comunità fatica ancor oggi ad aggregarsi. Non ci sono esempi nella storia del mondo, in cui un paese abbia subìto la totale distruzione degli abitati. Nemmeno le città bombardate in guerra». A livello tecnico, infine, il professor Carlo Palazzolo del Politecnico di Milano si è soffermato sulla ricostruzione vera e propria: «Longarone ha rappresentato un laboratorio in cui si è sperimentato. E sono stati sviluppati una serie di temi diventati poi centrali. Il primo edificio ricostruito? Una scuola. Il secondo? Una casa collettiva, che recupera diversi elementi e li tiene insieme». Le vere tracce della Longarone di un tempo, a detta di Palazzolo, si riscontrano soprattutto in un luogo: «Il cimitero di Muda Maè. Quello è davvero il monumento del Vajont».

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