Turismo, presenze in caduta libera mentre alberghi e ristoranti chiudono

Mercoledì 16 Maggio 2018
IL CROLLO
BELLUNO La vocazione turistica c'è. Ma forse il Bellunese ha perso la fede. Non si spiega altrimenti la difficoltà a investire nel settore delle vacanze, che assieme a occhialeria e manifattura potrebbe (o dovrebbe) diventare il core business della provincia dolomitica. Le imprese che si occupano di ricettività (alberghi, ristoranti e simili) sono in drastico calo, nonostante i numeri del turismo siano in crescita. Si tratta solo di incapacità di cogliere le sfide del mercato o c'è di più? Il rischio che anni e anni di occhiale abbiano anestetizzato la piccola imprenditorialità turistica è più che concreto. Anche se il report della Cgia di Mestre non lo dice: del resto, lo studio si limita a scattare la fotografia del settore. Ed è uno scatto in cui il Bellunese non risulta particolarmente fotogenico.
IL TURISMO CHE CAMBIA
Più gente che si muove, vacanze più corte. Ormai è la prassi per il turismo. Tutti (o quasi) vanno in ferie, ma anziché starci per una settimana, si fermano in villeggiatura per pochi giorni (le due settimane canoniche in voga fino alla fine degli anni Novanta sono ormai repertorio da documentario storico). Per le altre località venete e montane non è un problema. Per il Bellunese sì. Il turismo montano nella provincia dolomitica sta vivendo una fase particolarmente difficile. Se gli arrivi turistici sono tendenzialmente aumentati dal 2008, sfiorando il milione di unità nel 2016, le presenze turistiche che indicano il numero di notti spese nelle strutture ricettive si attestano su valori al di sotto del 2008: il calo è in realtà un crollo, -12,5% (da 4,5 milioni di presenze a poco meno di 4 milioni). Ed è ancora più significativo se rapportato ad altre realtà simili a quella bellunese: Trento è cresciuto del 13,8%, Bolzano del 13,1%; Verbano-Cusio-Ossola e Aosta hanno visto crescere le presenze dell'11%. Le presenze turistiche determinano, di fatto, la spesa turistica. È quindi comprensibile come oltre al calo del numero delle imprese turistiche, il comparto stia soffrendo per la bassa reddittività.
LE IMPRESE
Già, le aziende. Numerose quelle
che hanno abbassato le serrande. Alberghi e ristoranti soprattutto. Tra la fine del 2009 e la fine del 2017 il numero di sedi di imprese attive del settore servizi di alloggio e ristorazione è diminuito dello 0,7% mentre nelle altre realtà montane i tassi di sviluppo sono stati notevoli (spiccano i dati di Trento, +5,1%, di Aosta +6,5% e di Sondrio +8,8%).
D.T.
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