Strada killer, Anas: «Non sapevo nulla»

Venerdì 25 Maggio 2018
IL PROCESSO
BELLUNO «Non ho mai saputo di problematiche in quel punto e nemmeno delle segnalazioni da parte del Comitato di Salce». Lo ha detto, difendendosi ieri in Tribunale a Belluno, Ettore de Cesbron de la Grannelais, 44enne di origine napoletana dirigente area tecnica dal 2009 (avvocato Daniele Ripamonti di Milano). È uno dei due dirigenti Anas alla sbarra per la morte di Martina Bonavera, la tredicenne investita a Giamosa il 9 marzo 2013. L'accusa di omicidio colposo è scattata perché non avrebbero messo in sicurezza con una passerela pedonale quel pericoloso tratto di statale 50. L'altro imputato, Eutimio Mucilli, 58 anni capo Compartimento Veneto dal 2008 al 2013 non c'era e non ha parlato. Ieri infatti era il giorno della difesa.
LA STRADA KILLER
Nel processo che si sta svolgendo di fronte al giudice Angela Feletto, con il pm Sandra Rossi si sta cercando di accertare se vi fosse stato un nesso causale tra le condizioni della strada (la statale 50 all'altezza di Giamosa-Salce ovvero chilometro 10,712 e il 12) e la morte di Martina. La gestione di quell'arteria statale, situata appena fuori dal centro in zona extraurbana, è dell'Anas. La famiglia della 13enne, che è parte civile nel processo con l'avvocato Chiara Tartari di Treviso, ha chiesto fin dall'inizio alla Procura che si indagasse su Comune e Anas. Una decina di nomi finirono nel registro degli indagati. Vennero archiviate le posizioni di due comunali e quelle di 6 esponenti Anas: finirono a processo solo De La Grannelais e Mucilli. Ricoprivano posizioni apicali che però, come detto ieri in aula dall'imputato, non sarebbero state a conoscenza delle problematiche della strada a Belluno. Anche perché, come sottolineato da tutti i testi della difesa, proprio a Belluno c'è una sede distaccata Anas, dove arrivano le comunicazioni.
IL CONSULENTE
Il professor Vittorio Domenichelli, avvocato cassazionista e docente di diritto amministrativo consulente della difesa, ha spiegato i compiti di Anas e Comune su quella strada. «Anas - ha detto - è chiamata a assicurare la fluidità del traffico e la circolazione è il valore primario, in strade extraurbane. II Comune si fa carico di rappresentare a altri enti le esigenze di un territorio, che in realtà è praticamente urbano, come quello di Giamosa. Insomma la classificazione della strada non coincide con le competenze e non è così netta. Anas, a sua volta, deve verificare che gli interventi richiesti da un ente non titolare non influiscano con il valore primario». Insomma spettava al Comune richiedere la passerella a protezione dei pedoni, che venne realizzata in fretta subito dopo la morte di Martina. Una tesi chiarita anche dagli altri testi della difesa, il geometra Elvidio Borelli, capocentro Anas di Belluno, l'ingegnere Fabio Arcoleo, capo compartimento a Venezia, Sandro D'Agostini di Veneto strade che hanno portato esempi di opere su strade di Anas, richiesti dai Comuni. Si torna in aula il 5 luglio quando parlerà l'ultimo consulente della difesa Paolo Piazza e l'ingegner Lucio Zollet, che avrebbe inviato un progetto a Anas.
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci