Spopolamento record: la fuga è in alta quota

Mercoledì 16 Maggio 2018
LA DEMOGRAFIA
BELLUNO Sempre meno, sempre più vecchi. Avanti di questo passo la provincia di Belluno è destinata a sparire. È il quadro che emerge dalla fotografia scattata dalla Cgia di Mestre. La situazione della montagna è più che critica: è stantia e molto poco attrattiva, con servizi ridotti, con pochissime chance per i giovani e scarsa capacità di istruzione ad alto livello; insomma, è destinata a morire. Soprattutto se continua la logica dei numeri che innesca circoli viziosi; in un territorio che si spopola, non ci sarà mai spazio per servizi di un certo livello, che richiedono invece un bacino d'utenza con numeri più consistenti.
I NUMERI
Il punto di partenza è proprio numerico. Demografico anzi. Anche se la consistenza della popolazione bellunese sembra essere il punto di arrivo di anni di denatalità e mancanza di politiche per la famiglia. Quello che esce dal report della Cgia è semplice: la provincia dolomitica continua a perdere abitanti. Lo spopolamento ha assunto una dimensione critica. Infatti, se nei censimenti del 1971 e del 1981 la provincia superava i 220mila abitanti, negli anni 80 e 90 si assiste ad una progressiva caduta (all'inizio del nuovo millennio la popolazione era scesa sotto le 210mila unità). Tra il 2012 e il 2017 la provincia di Belluno ha perso quasi il 2% degli abitanti passando da 209.720 unità a meno di 206mila unità. L'analisi dell'ultimo quinquennio è impietosa.
IL CONFRONTO
In particolare, il confronto con le 110 province italiane è drammatico tant'è che tra il 2012 e il 2017 la provincia di Belluno presenta il quinto calo demografico più elevato d'Italia. Solamente Enna (-3,1%), Medio Campidano (-2,5%), Messina (-2,0%) e Nuoro (-1,9%) hanno fatto peggio di Belluno; si tratta però di realtà inserite in un contesto economico duramente colpito dalla crisi economica e che ha visto le due isole italiane (Sicilia e Sardegna) subire una vera e propria débâcle.
SCIVOLAMENTO A VALLE
Lo spopolamento fa male. Ma in montagna fa malissimo. I Comuni che hanno almeno il 70% della superficie oltre i 900 metri (e che secondo l'indagine della Cgia vengono definiti di alta montagna) sono più della metà (40 su un totale di 64) e hanno vissuto uno spopolamento notevole: -4,6% dal 2012 al 2017 (2.743 abitanti in meno) per un calo percentuale medio di quasi un punto percentuale l'anno. Eclatanti i casi di Gosaldo (-13,8%), Zoppè di Cadore (-12,9%), Ospitale e Danta (-11,7%), Lozzo (-10,7%), Alleghe (-9,6%) e Val di Zoldo (-7,9%). Ma significativi anche gli altri Comuni montani. Di fatto, solo San Vito di Cadore acquista abitanti (probabilmente transfughi della vicina e più costosa Cortina). Mentre in Valbelluna crescono leggermente Santa Giustina, Feltre, Belluno, Sedico e Limana, che di certo non sono montani.
PROVINCIA DI SERIE B
Difatti, c'è montagna e montagna. Evidentemente il Bellunese è montagna di serie B (o C, se non addirittura peggio). Perché le altre zone simili per orografia e caratteristiche morfologiche non registrano gli stessi numeri della provincia dolomitica. Trento e Bolzano risultano fuori classifica (hanno un trend di crescita pazzesco: Bolzano +3,9% nell'ultimo quinquennio; Trento +2,6%). Ma non sono un'eccezione. Crescono anche le altre realtà montane a statuto ordinario: Aosta ha visto aumentare la sua popolazione dello 0,2%; Sondrio dello 0,4%. Interessante anche il dato relativo all'età della popolazione. Perché Belluno non solo cala, ma invecchia pure: nella provincia dolomitica gli under 15 sono appena il 12%, contro il 13,3% di Sondrio, il 14,7% di Trento e il 15,9% di Bolzano.
D.T.
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