Spaccata alla bacheca del Cai, il teste non basta: imputati assolti

Martedì 24 Aprile 2018
VANDALISMI
BELLUNO Erano stati colti sul fatto dal un teste che ieri ha deposto lucidamente in aula, ma i due imputati di danneggiamento ad una bacheca del Cai posta sotto i portici in piazza Martiri, sono stati assolti per non aver commesso il fatto. A tirarli fuori dai guai ci ha pensato il difensore Francesco Rasera Berna che, in punta di diritto, ha evidenziato come per condannare ci vogliano prove certe. E il giudice Luca Berletti ha accolto la tesi difensiva.
Era il 2 gennaio 2014 quando, verso sera, Maurizio Feltrin, che era fuori dal bar per fumare una sigaretta, sente un fracasso di vetri. Si sposta di pochi metri e vede tre ragazzi vicino alla bacheca del Cai in frantumi. Uno di loro scappa. «Chiesi loro se per caso non si vergognassero, ma borbottarono qualcosa e andarono via. Nel frattempo arriva una pattuglia dei carabinieri».
I due, Robin Zoldan, 38 anni e Rachid Osfor, 39, vengono raggiunti nei pressi della farmacia Perale dove rovesciano un bidone. I carabinieri li fermano e Feltrin li riconosce immediatamente, affermando essere quelli della bacheca. Viene così avviato il processo per danneggiamento con parte offesa proprio il Cai di Belluno.
Ma ieri la liturgia del diritto ha fatto il resto: come si può condannare una persona se non la si è vista materialmente spaccare il vetro?
«I fatti odierni - ha affermato Rasera Berna - sono sicuramente censurabili, ma non possiamo dire che siano stati loro solo per deduzione logica. E non possiamo nemmeno parlare di concorso perché serve prima sapere chi è l'autore del danno».
La legge è legge e i due imputati sono stati assolti. Non è stato sufficiente beccarli vicino alla bacheca appena andata in frantumi. Potrebbe essere sempre essere stato qualcun altro.
L.M.
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