ROMA - Anche il funerale è stata l'occasione per approfondire le indagini

Sabato 13 Febbraio 2016
ROMA - Anche il funerale è stata l'occasione per approfondire le indagini sul rapimento e l'uccisione di Giulio Regeni. Vista la presenza di tantissimi amici, il pubblico ministero Sergio Colaiocco è arrivato da Roma, approfittando della circostanza per acquisire le testimonianze di amici e conoscenti del ricercatore universitario. Due giorni fa aveva sentito tre colleghi di Regeni, i quali hanno riferito dei timori del giovane dopo essere stato fotografato da uno sconosciuto all'assemblea di un sindacato indipendente, e il docente universitario della British University del Cairo.
Al Cairo intanto gli investigatori italiani sembrano aver trovato collaborazione da parte delle autorità locali, anche perchè le pressioni internazionali per far luce sull'omicidio sono fortissime. Secondo le indiscrezioni rilanciate da un sito, l'ultimo punto in cui il telefono di Giulio Regeni è stato segnalato attivo è «su Via Sudan». Questa strada del Cairo è lunga almeno 7 chilometri, ma in un punto si trova a circa 200 metri dalla stazione della metropolitana «El Behoos», a sua volta vicina all'appartamento in cui abitava il ricercatore. Gli inquirenti esaminano i video ripresi dalle «telecamere di sorveglianza della zona per trovare prove» sull'avvenuto aggancio da parte di due persone, che potrebbero essere gli autori del sequestro.
Una rivelazione viene anche dal sito del quotidiano indipendente egiziano Al-Masry Al-Youm. «I servizi di sicurezza, sotto la direzione del generale Khaled Shalabi, hanno interrogato 300 persone i cui nomi erano memorizzati sul telefonino di Regeni e tutti hanno affermato che avevano relazioni con lui in quanto accademico e nulla più». Insomma, non era una spia. Gli investigatori italiani vagliano la circostanza secondo cui Regeni sarebbe stato identificato dalla polizia egiziana prima del 25 gennaio, giorno della sua sparizione. A confermarla sarebbero alcuni testimoni, la cui attendibilità è oggetto di verifiche.
Tra gli interrogati al Cairo c'è anche l'autista che ha trovato il corpo di Regeni. Si tratta di Mohamed Ahmed, di 47 anni, che guidava un minibus che stava andando verso Alessandria quando un pneumatico del mezzo è esploso, costringendolo a fermarsi. Fonti egiziane riferiscono che durante la sosta «uno dei passeggeri ha visto il corpo e ha informato il conducente che lo ha detto al proprietario del minibus, il quale ha chiamato il commissariato della "Citta" del 6 ottobré», un artiere della periferia ovest del Cairo.
Moltissime le pressioni internazionali e politiche nella ricerca della verità. «L'Italia ha al suo fianco tutta l'Europa» ha dichiarato l'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini. Ha spiegato di aver avuto un incontro con il ministro egiziano Sameh Shoukry: «Ho reso il ministro partecipe della grandissima apprensione di tutta l'Europa per quello che è accaduto a Giulio al Cairo, e della nostra aspettativa che venga fatta piena chiarezza».
Al funerale di Fiumicello era presente Omar Ahmed Aziz, a capo dell'organizzazione che raggruppa le opposizioni al regime di al-Sisi. «Giulio credo sia stato ucciso perché faceva la cosa più pericolosa, raccontare la realtà di un regime criminale e il cambiamento interno della società egiziana».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci