Ritorna la naja: tra le caserme disponibile solo la Salsa

Mercoledì 15 Agosto 2018
Ritorna la naja: tra le caserme disponibile solo la Salsa
I SITI MILITARI
BELLUNO Per Ferragosto gli italiani sembrano distratti da un tormentone che riporta per l'ennesima volta alla ribalta il tema della leva obbligatoria che, come si sa, fu sospesa con la legge 23 agosto 2004, n. 226. Decisione giusta o affrettata? Le due correnti di pensiero tornano alla ribalta nazionale proprio in questi giorni a seguito delle esternazioni del ministro degli Interni Matteo Salvini, subito raffreddate dalla sua collega della Difesa Elisabetta Trenta: «Un'idea romantica». L'unico punto di accordo sul quale quasi tutti sembrano ritrovarsi sta nel ribadire che il nostro Esercito deve essere professionistico. Fuori dalle more del dibattito, però, è bene considerare dove e come potrebbero essere acquartierati i reparti della nuova leva obbligatoria.
NEL CAPOLUOGO
Quando si parla di caserme dell'Esercito in provincia di Belluno si fa necessariamente riferimento agli stabilimenti militari a suo tempo occupati dai vari reparti della disciolta Brigata Alpina Cadore. Vediamo qual è la situazione delle caserme più grandi e importanti. Oggi le caserme Tommaso Salsa e Michele D'Angelo, già sedi rispettivamente del 7° Reggimento Alpini e del 6° Reggimento Artiglieria da montagna, sono occupate dalla Compagnia Comando e Supporto logistico del 7° e dalle quattro Compagnie del Battaglione Feltre, in totale circa 7/800 unità. Date le dimensioni delle due caserme, vi si potrebbe ospitare un nutrito contingente di leva, ma appare difficile il regime di promiscuità con i militari professionisti. In città vi sono altre tre ex caserme che, nel frattempo, hanno subìto o stanno per subire diverse destinazioni. In primis va ricordata la grande caserma Giuseppe Fantuzzi già sede del Comando, del Quartier generale e delle Compagnie Genio Pionieri e Trasmissioni della Brigata Cadore. Lì dovrebbero trovare alloggio tutte le forze di Polizia, oggi sparse per la città, previa onerosa e complessa ristrutturazione dei locali. La Caserma Piave, già sede dei reparti della sussistenza e oggi del poligono di tiro, è fuori discussione poiché assegnata a varie associazioni. Niente da fare nemmeno per la Caserma Giuseppe Toigo, già sede del Raggruppamento Servizi, già occupata dai Vigili del fuoco. Medesimo discorso vale per la Caserma Jacopo Tasso, già sede del Distretto militare, oggi occupata da vari uffici statali e dalla Sezione Ana e per la quale si prospetta anche un uso civile secondo gli intendimenti dell'amministrazione comunale.
FELTRE E AGORDO
Nella città di Panfilo Castaldi trovarono alloggio, in tempi diversi, il Battaglione Feltre del 7° Alpini e il Gruppo Agordo del 6° Artiglieria da montagna, ma nel 2015 la Caserma Angelo Zannettelli è stata donata dal Demanio al Comune di Feltre. Il suo destino è per un molteplice uso civile e appare poco probabile una sorta di marcia indietro creando una promiscuità tra reparti di leva e organismi associativi. Per quanto riguarda Agordo la caserma XXII marzo 1848 di Agordo, la cui paternità è sempre stata reclamata dalla popolazione che contribuì non poco a costruirla, il suo destino sembra quello a fini di edilizia privata per uso negozi, uffici e appartamenti. Sempre previa onerosa ristrutturazione. Sempre nell'Agordino è attiva la caserma Antonio Gioppi di Arabba, che continua ad essere base logistica del 7° Alpini per le attività di addestramento in roccia e sugli sci.
CADORE E COMELICO
Tra Pieve e Tai di Cadore il Battaglione Pieve di Cadore del 7° ha occupato per decenni le caserme Buffa di Perrero e Pier Fortunato Calvi che, a seguito delle ondate di profughi dalle guerre nell'ex Jugoslavia dei primi anni Novanta, ne ospitò parecchi. Un'eventuale riutilizzo di questi due stabilimenti militari richiederebbe anche lì una ristrutturazione assai onerosa. Le due caserme risultano tra i beni demaniali che lo Stato sta cercando di alienare. Spostiamoci in Comelico. A S. Stefano di Cadore la Caserma Carlo Calbo fu sede del Battaglione Alpini d'arresto Val Cismon. Pochi anni fa le penne nere della Sezione Ana Cadore hanno provveduto ad una sistemazione dei locali in attesa di un restauro sistematico che dipende, però, dalla possibilità di passaggio della struttura dal Demanio al Comune. Quest'ultimo ne ha prospettato un utilizzo a favore del Distretto sanitario.
Dino Bridda
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