Punite anche le banche straniere

Martedì 9 Febbraio 2016
L'epicentro del terremoto di borsa non è l'Italia. Deutsche bank ha perso il 55,07% (solo ieri il 9,5%), Credit Suisse il 49,81%. E poi il Santander il 50,5%, Commerzbank il 42,58%. Negli ultimi sei mesi, il bollettino di guerra dei mercati è stato spietato. Nell'ultimo mese poi il colosso tedesco ha perso il 32,47% e la banca svizzera il 28%. D'altro canto in Borsa gli investitori hanno fiuto e competenze, come dimostra la semplice constatazione che il colosso bancario tedesco ha nei propri libri circa 700 miliardi di level 3, cioè di attivi illiquidi al pari dei level 2 di cui possiede circa 30 miliardi. Non è un caso che gli uomini di Bankitalia, ad ottobre 2014, nel commentare i risultati degli esami globali (comprehensive assessment) compiuti sulle banche europee, lamentarono un eccessivo accanimento sui rischi di credito e sui titoli sovrani e un'altrettanta disattenzione sui rischi di mercato di cui sono pieni i portafogli degli istituti tedeschi e francesi. E ieri Deutsche ha dovuto smentire i sospetti di una crisi di liquidità che rappresenta la vera benzina per far funzionare la macchina bancaria: l'istituto reduce da una serie di ristrutturazioni draconiane, ha spiegato di avere un miliardo di cassa disponibile per far fronte ai pagamenti dei bond. L'onda lunga delle tensioni sui titoli Deutsche risale agli ultimi nove mesi: sul listino ha perso il 52,1%. Sembra che i falchi della Bundesbank, mastini sulle decisioni riguardanti la politica economica europea, non lo siano altrettanto nel monitoraggio delle proprie banche, come lo è, invece, Bankitalia che, su alcuni istituti considerati più vulnerabili, da settimane compie un check quasi quotidiano per verificare lo stato della liquidità.
Tant'è che i listini europei sono una fotografia severa ma veritiera della percezione delle grandi banche pur risentendo, a volte, di una speculazione montata ad arte su criteri speciosi. Si spiega così l'andamento negativo di Mps (- 78,44%) sempre negli ultimi sei mesi, alimentato da un atteggiamento al limite del persecutorio da parte della Vigilanza europea: a causa delle speciose interpretazioni sui crediti deteriorati (npl), in diminuzione, Francoforte impone a Siena la ricerca di un partner a tutti i costi.
Prezzo del petrolio, recessione latente, Cina in cammino come una lumaca, rallentamento del ciclo economico americano, domanda interna in frenata nei paesi emergenti, costituiscono una miscela esplosiva che sta investendo le Borse, colpendo il mondo del credito. Ieri piazza Affari ha bruciato il 4,7% ma non è stata una delle sedute peggiori della sua storia recente. E' stata l'undicesima seduta negativa dal 2011: la peggiore (- 6,8%) è stata l'1 novembre 2011 a causa della decisione del premier greco Papandreu di fare un referendum per il salvataggio dello stato. E il 10 agosto di quell'anno il rischio declassamento della Francia e alcune voci sulla tenuta di SocGen, hanno innescato una violenta ondata di vendite, facendo chiudere il listino italiano in negativo del 6,65%.
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