LA RICHIESTA
BELLUNO O l'autonomia o le dimissioni. Tertium non datur. Il Bard butta là una provocazione: se Roma non ci sente, dovrà fare i conti con una sessantina di fasce tricolore restituite, e con l'addio dei parlamentari. Difficile che i bellunes-romani diano seguito alla richiesta (tra l'altro a pochi mesi dal loro insediamento tra Palazzo Madama e Montecitorio). Ma l'invito del movimento autonomista c'è tutto: messo nero su bianco su un documento consegnato ieri a tutti i presenti all'assemblea di Palazzo Piloni (assieme alla coccarda blu inventata come simbolo dell'autonomia e della sopravvivenza della Provincia ancora nel 2012). «Preso atto dell'iter in corso per la sottoscrizione dell'intesa tra Regione Veneto e Stato italiano sull'autonomia differenziata ai sensi del comma 3 dell'articolo 16 della Costituzione - premette il documento del Bard -; ricordato l'esito favorevole del referendum promosso dalla Provincia di Belluno il 22 ottobre 2017, si chiede che parlamentari, sindaci e presidente della Provincia si facciano parte attiva affinché sia riconosciuta la maggiore autonomia alla Provincia di Belluno, in quanto articolazione costituzionale dello Stato interamente montana, confinante con stati esteri e caratterizzata da consistenti minoranze linguistiche». La richiesta è chiara e secca. Soprattutto, non è nulla di strano, visto che ricalca quanto già previsto dalla famigerata legge Delrio (la 56 del 2014). Che al comma 3 prevede chiaramente forme di specificità per «le province con territorio interamente montano e confinanti con Paesi stranieri». Se non ci sarà autonomia, ecco la provocazione. Fatta di dimissioni e fasce tricolore restituite. Come a dire: qui non c'è lo Stato. «Qualora non sia riconosciuta tale maggiore autonomia e dunque sia tradito il mandato degli elettori - conclude il Bard - si invitano alle dimissioni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA BELLUNO O l'autonomia o le dimissioni. Tertium non datur. Il Bard butta là una provocazione: se Roma non ci sente, dovrà fare i conti con una sessantina di fasce tricolore restituite, e con l'addio dei parlamentari. Difficile che i bellunes-romani diano seguito alla richiesta (tra l'altro a pochi mesi dal loro insediamento tra Palazzo Madama e Montecitorio). Ma l'invito del movimento autonomista c'è tutto: messo nero su bianco su un documento consegnato ieri a tutti i presenti all'assemblea di Palazzo Piloni (assieme alla coccarda blu inventata come simbolo dell'autonomia e della sopravvivenza della Provincia ancora nel 2012). «Preso atto dell'iter in corso per la sottoscrizione dell'intesa tra Regione Veneto e Stato italiano sull'autonomia differenziata ai sensi del comma 3 dell'articolo 16 della Costituzione - premette il documento del Bard -; ricordato l'esito favorevole del referendum promosso dalla Provincia di Belluno il 22 ottobre 2017, si chiede che parlamentari, sindaci e presidente della Provincia si facciano parte attiva affinché sia riconosciuta la maggiore autonomia alla Provincia di Belluno, in quanto articolazione costituzionale dello Stato interamente montana, confinante con stati esteri e caratterizzata da consistenti minoranze linguistiche». La richiesta è chiara e secca. Soprattutto, non è nulla di strano, visto che ricalca quanto già previsto dalla famigerata legge Delrio (la 56 del 2014). Che al comma 3 prevede chiaramente forme di specificità per «le province con territorio interamente montano e confinanti con Paesi stranieri». Se non ci sarà autonomia, ecco la provocazione. Fatta di dimissioni e fasce tricolore restituite. Come a dire: qui non c'è lo Stato. «Qualora non sia riconosciuta tale maggiore autonomia e dunque sia tradito il mandato degli elettori - conclude il Bard - si invitano alle dimissioni».
