Piano Terna: ricorso collettivo

Martedì 23 Maggio 2017
Piano Terna: ricorso collettivo
Parola d'ordine, unità. Bandierine politiche messe da parte, perché sul Piave non passa lo straniero e «non deve passare neanche Terna». Il messaggio arriva da Simonetta Buttignon, Lorena Ghirardini, Irma Visalli, Silvano Serafini (Orso Grigio), Celeste Balcon, Francesco Pingitore, Sergio Marchese, Andrea Lanari, Patrizia Burigo, Ida Bortoluzzi e tutti gli altri consiglieri che nel maggio 2014 votarono contro la proposta di Terna di una modifica progettuale al piano di razionalizzazione degli elettrodotti. Il famigerato addendum C, con l'idea di Terna di completare il piano a Ponte nelle Alpi e fermarsi subito dopo l'attraversamento del Piave ad Andreane. Più o meno quello che ha approvato venerdì scorso la commissione Via-Vas nazionale. «Quello che i tecnici Via hanno approvato è peggiorativo rispetto all'accordo fatto dal Comune nel 2009 - dice Irma Visalli (consigliere uscente Pd) -. È peggiorativo su Andreane, perché prevede cavi in aereo e non interrati. Ed è peggiorativo su Levego. Nessuno può dirci che interrare costa troppo. Perché la montagna bellunese ha dato tantissimo alla causa energetica del Paese e ora è giusto che abbia qualcosa indietro». L'interramento diventa condicio sine qua non. «O Terna interra, oppure non si passa», dicono i consiglieri. «Purtroppo qualcuno ci ha venduti - rincara la dose Celeste Balcon -. Perché chi ha portato in consiglio comunale il tracciato A (lungo le pendici del Nevegal, contrariamente a quanto stabilito nell'accordo Comuni-Terna del 2009, ndr) è lo stesso che ha portato anche l'addendum C, di fatto quello che la Via ha approvato venerdì scorso». Peggioramento per Levego e Andreane. «Ma anche per l'aeroporto - aggiunge Orso Grigio -. Non possiamo permettere che cavi e tralicci ne compromettano il futuro sviluppo». Da qui l'appello all'unità. «La Commissione Via non ha tenuto conto né delle osservazioni di Comune e cittadini, né della richiesta della Regione di riprogettare l'intero piano - dicono Lorena Ghirardini e Simonetta Buttignon -. Adesso servono atti concreti da parte di tutti gli enti locali e da parte della Provincia. Chiediamo che ogni consiglio comunale devolva la cifra necessaria a sostenere il ricorso». «E chiedo ai politici bellunesi, da Bressa in giù, di prendersi a cuore la questione - conclude Pingitore -. Ne va della salute pubblica e del nostro territorio».
Damiano Tormen

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