Palazzo Chigi tiene duro: niente manovra correttiva

Domenica 14 Febbraio 2016
A palazzo Chigi non hanno certo festeggiato quando, venerdì, si sono visti recapitare i nuovi dati dell'Istat. Quelli che raccontano un 2015 chiuso con una crescita inferiore alle attese: lo 0,7% contro lo 0,9 inserito nei documenti ufficiali. Ma né Matteo Renzi, né i suoi consiglieri economici guidati da Tommaso Nannicini, mettono in conto una manovra correttiva: «Stiamo dando battaglia alla filosofia dello zero virgola che ha portato l'Europa a una crescita stentata e abbiamo sempre detto che con un'economia ferma servono politiche espansive e non restrittive. E non cambiamo certamente idea adesso». Conclusione: «E' assolutamente da escludere una manovra correttiva in primavera».
Più cauti sono all'Economia. Il ministro Pier Carlo Padoan, che la trattativa con Bruxelles deve farla in prima persona, fa sapere che «si vedrà a metà aprile, quando con il Documento di economia e finanza faremo il punto della rotta. Certo, non c'è alcuna manovra in preparazione, ma nel momento in cui scriveremo il Def e disegneremo il nuovo quadro macro economico, vedremo...», spiegano nel dicastero di Via XX Settembre. Dove però, prudentemente, per evitare di marcare una possibile distonia con il premier, aggiungono: «In ogni caso abbiamo sempre detto che se le cose vanno male, se la crescita stenta, non si aumentano le tasse e non si procede con manovre restrittive. E che, anzi, bisogna spingere i consumi e gli investimenti. In più, ed è la cosa più importante, le entrate vanno bene e i conti sono nella direzione giusta anche grazie a un contenimento della spesa pubblica. Il vero problema è sistemico, bisogna capire come sostenere la crescita in una fase in cui l'economia globale arranca». Per numerose cause: il rallentamento della Cina e dei Paesi emergenti, il calo del prezzo del petrolio, un'inflazione che rimane al palo nonostante la spinta della Banca centrale europea. E i venti di guerra che scuotono il pianeta.
Renzi è su una linea decisamente meno prudente. Per averne conferma basta sentire Filippo Taddei, ascoltato responsabile economico del Pd: «E' impensabile una manovra correttiva. Sarebbe in totale contraddizione con ciò che afferma il premier e sarebbe come fare harakiri: questi anni ci hanno insegnato che una politica europea improntata al rigore e allo zero virgola uccide la crescita. In America, dove Obama ha adottato politiche espansive, viaggiano a un ritmo quasi doppio rispetto a quello europeo. Dovremmo fare l'esatto contrario di una manovra correttiva e questo anche per limitare i danni causati dal rallentamento dell'economia globale».
Eppure, visto che con Bruxelles sono in gioco ben 16 miliardi legati alla concessione delle clausole di flessibilità, qualche mediazione potrà essere presa in considerazione. Soprattutto riguardo a quello 0,2% di Pil, pari a circa 3,2 miliardi, richiesto dal governo italiano per fronteggiare l'“evento eccezionale” rappresentato dall'ondata migratoria. Nella legge di Stabilità, Padoan ha impegnato solo 2 dei 3,2 miliardi richiesti per la flessibilità alla voce “migranti”. E nella trattativa con Bruxelles, che si concluderà in primavera inoltrata, Roma potrebbe accettare di limare, con una piccola correzione dei conti, i restanti 1,2 miliardi. A sentire palazzo Chigi, però, questa posizione «remissiva» non entra nei piani di Renzi. Il premier, quando la settimana scorsa la Commissione sfornò le previsioni invernali che davano il Pil italiano nel 2016 all'1,4% invece del previsto 1,6%, sbottò: «Gli zero virgola non contano nulla. Dunque, nessun allarme e nessuna manovra. Noi, i nostri conti, non li facciamo decidere dagli euroburocrati e l'Italia non va più a Bruxelles a prendere ordini. Tanto più che i governi che l'hanno fatto, hanno poi perso le elezioni...». Ecco, è questo l'epilogo che il premier vuole evitare. Per scongiurarlo, non a caso, sta tessendo una fitta rete di contatti con gli altri leader socialisti. Obiettivo: creare una «massa critica che indichi all'Europa la nuova via che la salvi dall'asfissia e dalla sclerosi burocratica dello zero virgola».
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