«Non mi sembra vero che sia tutto finito», afferma Barattin, ancora emozionato,

Mercoledì 20 Settembre 2017
«Non mi sembra vero che sia tutto finito», afferma Barattin, ancora emozionato, dopo la lettura della sentenza. È rimasto sotto inchiesta per 5 anni: i fatti che gli venivano contestati andavano dal 2012 alla fine di aprile 2014, quando nel blitz della polizia, spuntò nella sua abitazione un ovulo con 7 grammi di hashish. La casa confinava con quella di Carmine Petagna, dove c'erano numerosi ovuli di quel tipo. Un'abitazione che per motivi di relazioni parentali Petagna frequentava. Ma a pesare come un macigno contro l'imprenditore le dichiarazioni di un consumatore: «Ho acquistato dal Barattin in almeno una decina di occasioni», disse alla polizia. Salvo poi inviare la lettera per rinnegare tutto.
Ma non è stato facile dimostrare l'estraneità ai fatti dell'imprenditore e soprattutto riuscire a portare quella lettera, prova regina, nel processo. Ci è riuscito l'avvocato della difesa, Stefano Bettiol di Belluno. L'accusatore infatti, dopo aver inviato e firmato la missiva che discolpava l'imprenditore, chiamato come testimone si è avvalso della facoltà di non rispondere. Era infatti assistito da un legale, visto che era finito nel frattempo sotto inchiesta per calunnia. A quel punto il difensore non ha potuto fare altro che far emergere la prova con una serie di domande al poliziotto che aveva sentito l'accusatore. È emerso così che il consumatore aveva dichiarato di aver accusato Barattin perché si sarebbe sentito sotto pressione, nell'interrogatorio reso alle forze dell'ordine. «Il fatto non sussiste», ha sentenziato la presidente Antonella Coniglio. Il pm Maria Luisa Pesco aveva chiesto la condanna a 6 mesi.

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