«Non affittate ai cinesi: ecco cosa mi hanno fatto»

Domenica 10 Dicembre 2017
«Non affittate ai cinesi: ecco cosa mi hanno fatto»
IL CASO
BELLUNO «Non affittate ai cinesi». Il messaggio arriva chiaro da Luciano Pasin, il noto imprenditore bellunese dell'omonima utensileria ceduta nel 2006. Ma soprattutto arriva chiara la sua rabbia per come gli affittuari, commercianti, dopo aver subito lo sfratto ordinato dal giudice, hanno lasciato i locali di via Vittorio Veneto che ospitavano il loro store multi prodotto. Attila non avrebbe potuto fare di meglio. Montagne di immondizia ovunque, dentro e fuori lo stabile, avanzi di cibo, manomissione dell'impianto elettrico, vetri e muri imbrattati da adesivi impossibili da togliere, bagni intasati, estintori e plafoniere sparite. Una devastazione che le foto ben documentano. E nello scantinato segni inequivocabili di una sorta di laboratorio sartoriale, con tanto di brandine per dormire. «Molto probabilmente ospitavano clandestini - afferma Pasin -. Lo avevo già segnalato alla polizia, ma inutilmente». E di fronte a tutto questo che fare? Nulla.
«Subito dopo essere riuscito ad entrare nei locali, dopo aver fortuitamente trovato la chiave che si erano ben guardati dal riconsegnare - racconta ancora l'imprenditore - sono andato dai carabinieri per cercare di denunciare. Ma come quando andai la prima volta dalla polizia per segnalare la possibile presenza di clandestini, la risposta è stata identica: non si può fare nulla». Pasin s'infuria e mette il dito nella piaga dove, da un po' di anni, rimestano i cittadini onesti vittime di soprusi impuniti: chi delinque difficilmente paga. «Io invece dovrò pagare - prosegue Pasin -. Mi serviranno almeno 30mila euro per ripulire i locali e ripritinare i locali sabotati. Senza contare i mancati pagamenti dell'affitto che ammontano a circa 80mila euro. Mi chiedo se fossi stato io a comportarmi in questo modo come sarei finito».
L'ERRORE
Il dramma di Pasin parte dalla fiducia accordata alla famiglia asiatica. Ma i guai iniziano quasi subito. Dopo pochi mesi dall'apertura dello store, era ottobre 2015, gli affitti cominciano ad arrivare a singhiozzo. Ma arrivano. Poi le cose precipitano nella primavera scorsa e di soldi Pasin non ne vede più. È costretto così a rivolgersi ad un giudice per chiedere lo sfratto che avverà solo dopo aver lasciato agli affittuari due mesi di tempo per svuotare i locali.
I cinesi nel frattempo sono spariti, pare trasferiti a Mestre dove hanno la residenza. Ad infierire ancora di più sullo sfortunato magazzino anche l'incursione della Cobra Gang che sfonda i vetri delle porte e lascia la propria firma con uno spray rosso. Loro però non sono cinesi, ma prodotti nostrani.
Lauredana Marsiglia
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