Motoseghe abusive nell'area Parco

Domenica 18 Novembre 2018
Motoseghe abusive nell'area Parco
FELTRE
«Lo spirito di iniziativa è encomiabile, ma non si possono scavalcare le regole se non ci sono emergenze. Siamo in casa dello Stato. La scusa dell'escursionismo non regge, specie in questa stagione. E poi, l'acqua, in quel punto, ha scavato buche alte anche un metro e la condizione di rischio è altissima».
Il colonnello Gianfranco Munari dei Carabinieri Forestali replica così a quanti vorrebbero far passare l'Arma per quella che rompe le uova nel paniere alla gente di buona volontà. In questo caso i volontari vicini al Club Alpino di Feltre, prontamente scesi in campo per ripulire boschi e riaprire sentieri. L'area finita sotto indagine, ipotizzando anche un danno erariale, è quella che corre lungo il sentiero che porta al rifugio Dal Piaz, sulle Vette Grandi.
Colonnello, ma vista la situazione, non potevate chiudere un occhio?
«Noi siamo i tutori di un bene dello Stato e non possiamo permettere che si agisca fuori dalla regole, salvo che non ci si trovi di fronte ad emergenze. Le regole vanno rispettate anche in nome della sicurezza di chi lavora. Metta che ci scappi un morto, a noi verrebbe sicuramente imputata la mancata vigilanza. È come lavorare su un cantiere senza il permesso del titolare».
Cosa avrebbe dovuto fare il Cai?
«Erano giorni che ricevevo pressioni per poter operare in questa zona, ma anche noi, come tutti gli altri Corpi, siamo prima stati impegnati nelle emergenze, soprattutto in Agordino. Questo era un lavoro che si poteva benissimo rinviare, studiando un piano di intervento finalizzato anche al recupero degli alberi caduti. L'escursionismo a cui ci si appella, primo non è un'emergenza, secondo di questa stagione è proprio fuori luogo».
Si tratta di piante di pregio?
«Parliamo di 49 tronchi di diametro tra 35 e 50 centimetri, faggi matricini e abete rosso. Alberi ad alto fusto di un certo pregio che potevano essere recuperati diversamente sul mercato. Invece, molti sono stati tagliati in pezzi e lasciati ai bordi del sentiero. In questo modo hanno perso valore, complicando anche l'operazione di recupero».
Come siete venuti a sapere di questo intervento?
«Dai nostri forestali che vigilano sul Parco, ma siamo stati contattati anche dal vicepresidente del Cai che forse ha visto una cosa poco regolare».
Avete posso sotto sequestro l'area?
«No, ma faremo tutte le verifiche del caso. Valuteremo come procedere. Ripeto, questa non era un'emergenza, l'unica che consenta di lavorare in casa d'altri senza essere prima autorizzati. E quando parlo di emergenza mi riferisco ad aspetti che riguardano la sicurezza delle persone e di animali».
Lauredana Marsiglia
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