Marketing territoriale: «Andava sfruttato meglio»

Martedì 14 Agosto 2018
Marketing territoriale: «Andava sfruttato meglio»
L'OPINIONE
BELLUNO Il turismo non basta. O meglio, non è tutto. «Belluno poteva e doveva osare di più». Parola di Confindustria Belluno Dolomiti, che guarda con rammarico al piano di marketing territoriale varato dalla Provincia. Un piano che, a detta dei vertici dell'associazione industriali, guarda esclusivamente alla promozione turistica e non alla promozione territoriale. Nonostante il territorio bellunese offra anche altro rispetto a paesaggio e vacanza. Certo, il turismo è il business che deve crescere. Ma la sola promozione turistica è davvero il ricostituente sufficiente per far crescere il settore vacanziero? Forse no. «Si è persa una grossa occasione - dice Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti -. Si poteva giocare sull'attrattività di nuovi investimenti da fuori. Peccato che non si sia scelta questa strada e si sia optato per ridurre tutto a un marketing esclusivamente turistico. Noi l'abbiamo detto e ribadito in tutte le salse. Evidentemente non siamo stati ascoltati».
IL PIANO MARKETING
Che il Bellunese abbia bisogno di promozione è fuori di discussione. Ecco perché la Provincia ha destinato risorse sonanti (5 milioni di euro dei Fondi Comuni di confine) per dotarsi di uno strumento operativo. Lo studio preliminare è stato affrontato dall'Eurac, l'accademia europea di Bolzano, che ha individuato sia i punti di forza sia i punti deboli della provincia dolomitica. Dopodiché è stato stilata una lista degli interventi, un vero e proprio piano di marketing territoriale. Ed è stato affidato alla Dmo Dolomiti per la gestione operativa. Le prime mosse sono già state messe in campo. E puntano tutte le fiches del Bellunese sulla ruota del turismo, facendo leva sulle Dolomiti Unesco, sui paesaggi incontaminati, sugli sport invernali ed estivi, e sulla proposta artistica di Belluno, Feltre, Pieve di Cadore e le altre località.
IL RAMMARICO
«Si è persa una grossa occasione - dice Ferrazzi -. Si poteva e doveva fare un piano di marketing territoriale, invece si è scelto di ridurre tutto esclusivamente al marketing turistico. Ma se il territorio non comunica se stesso, non ha la forza di attrarre nuovi investitori. E di conseguenza non attrae neppure attività che possono fare da volano al turismo. È un vero peccato».
LA SPERANZA
Il direttore di Confindustria guarda avanti, però. E si augura che almeno il marchio-ombrello, per il quale la Provincia ha recentemente lanciato il bando, possa davvero essere qualcosa di valido per tutto il territorio. «Potrebbe essere un modo per tamponare all'errore commesso - dice Ferrazzi -. A patto che non sia un marchio esclusivamente grafico, ma qualcosa che comunichi e racconti tutto il territorio, i suoi valori e i punti di forza, insieme alla visione a lungo termine che vogliamo darci. Il marchio Alto Adige, ad esempio, rappresenta tutto questo ed è un'espressione chiara di quello che il territorio è e vuole essere. Ci auguriamo che il marchio-ombrello possa essere questo. La Provincia intanto deve governare le scelte e smettere di dire di sì a tutti: altrimenti si fa il gioco di chi vuole che il territorio resti fermo».
Damiano Tormen
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