LIVINALLONGO - È iniziato, dopo ripetuti rinvii, ieri in tribunale a Belluno

Sabato 19 Settembre 2015
LIVINALLONGO - È iniziato, dopo ripetuti rinvii, ieri in tribunale a Belluno il processo agli scialpinisti francesi che il 14 febbraio 2010, secondo le accuse, causarono una valanga sciando fuori pista in località Col de Cuc a Arabba. Il processo è partito solo per tre di loro: Vanina Francoise Doneddu, 39 anni, di Mont Dauphin, Baptiste Emile Marie Leclerc, 36 anni, anch'egli di Mont Dauphin, Bruno Jean Martens, 44 anni, di Argonay. Nelle scorse udienze infatti è stata stralciata la posizione di Emmanuelle Sarah Rosalie Herenstein, 45 anni, di Le Monetier Les Bains, perché irreperibile. Gli imputati sono tutti difesi dall'avvocato Luca Dalle Mule sostituito ieri in aula dal collega Enrico Gandin.
Sono accusati del reato di valanga colposa perché, in cooperazione tra loro esercitando lo sci fuori delle piste regolamentari in condizioni climatiche avverse, cagionavano con il loro passaggio il distacco di una slavina dal fronte di 15 metri per 400 di lunghezza. Una valanga che ha messo in pericolo la vita dei 4, rimasti illesi, eccetto Bruno Jean Martens che ha riportato lesioni, perché travolto e trascinato a valle dalla neve.
Ieri mattina hanno parlato i due poliziotti che hanno effettuato i rilievi. Hanno sottolineato che quel giorno per il bollettino diramato dall'Arpav il grado era di pericolo valanghe era 3, quindi molto alto visto che la scala si compone di 5 gradi. Hanno spiegato che la lunghezza della valanga era di 400 metri, secondo le stime. Misurata invece con una sonda la profondità che era di 3 metri. Hanno sottolineato che gli sciatori stavano percorrendo proprio il canale dove è avvenuto il distacco: «Abbiamo assistito a tanti distacchi naturali per attività eolica, ma quel giorno non c'era vento, ma il sovraccarico degli sciatori». Si torna in aula nei prossimi mesi.

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