LA STORIA
BELLUNO Giovani, adulti e tanti pensionati. Che la malattia la vivono

Sabato 24 Marzo 2018
LA STORIA
BELLUNO Giovani, adulti e tanti pensionati. Che la malattia la vivono quotidianamente, magari passando da una dipendenza all'altra. Ma c'è anche chi riesce a guarire, magari non del tutto. E la testimonianza arriva dalla Valbelluna. Trent'anni alle prese con l'alcol, per poi passare alle slot. È un pensionato di Mel, a raccontare come è caduto nella spirale, per poi uscirne. E, guarda caso, l'inizio è coinciso con il pensionamento: «Avevo molto tempo a disposizione e una discreta somma di denaro dovuta anche alla liquidazione. Dopo aver bevuto un caffè, provavo a giocare: prima con il gratta e vinci, ma non mi dava grandi soddisfazioni. E ho iniziato con la slot. E se perdevo 200 euro, la notte non dormivo». Per i giocatori più accaniti non esiste orario, ma la sera non porta consiglio. E le sale slot alimentano il desiderio. «È l'ambiente ideale per indurre al gioco e isolare l'individuo, lì si perde la cognizione del tempo e si entra in simbiosi con la macchinetta. E poi le sigarette: in quelle sale si si può fumare, e crea uno stato di eccitazione». Ma il gioco non poteva andare avanti. Il pensionato ha avuto il sostegno della famiglia e si è deciso ad entrare in un gruppo di auto-mutuo aiuto. «È stato importante, come la famiglia. Non potevo più accedere al conto in banca, e mi davano 20 euro a settimana da gestire per le mie spese. Oggi contribuisco al bilancio familiare e gestisco per me circa 300 euro al mese».
Da due anni, salvo una piccola parentesi (una schedina da 3 euro...), il pensionato si è lasciato alle spalle quell'umiliazione, e la frustrazione per aver perso tanti soldi in preda all'egoismo. «Ma il dialogo e il lavoro con il gruppo di auto-mutuo aiuto mi hanno insegnato ad andare avanti senza rinvangare troppo il passato».
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