LA SORPRESA
BELLUNO Chi va a Roma perde poltrona. Solo che stavolta il caso particolare

Sabato 17 Marzo 2018
LA SORPRESA
BELLUNO Chi va a Roma perde poltrona. Solo che stavolta il caso particolare fa perdere la poltrona prima ancora di arrivare a Roma. A metà strada si direbbe. Di sicuro, a metà strada tra la beffa e l'assurdo. Perché a perdere la poltrona è Luca De Carlo, deputato della Repubblica Italiana la sera del 5 marzo, dopo l'election day; confermato la mattina seguente con tutti i crismi; e rimasto parlamentare fino a ieri pomeriggio, quando è stato scalzato dal seggio di Montecitorio. Dodici giorni dopo il voto, a urne più che chiuse. Praticamente archiviate. A tenere il sindaco di Calalzo ben piantato in Cadore, lontanissimo dalla marcia su Roma, è stato un riconteggio dei voti. A due settimane dalla chiusura del voto, l'esito cambia. Perché sono risultate 4.000 x in più per la lista di Fratelli d'Italia in un collegio della Calabria. Di conseguenza, il resto necessario per assegnare un seggio al partito di Giorgia Meloni è scattato in Calabria e non in Veneto. Avanti Fausto Orsomarso (candidato FdI per Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria). Indietro invece, proprio De Carlo. Il seggio che è stato suo fino a ieri mattina va alla Lega, e più precisamente al quarto nome del listino di Veneto 1, il trevigiano Giuseppe Paolin. «Il riconteggio ha deciso - commenta laconico De Carlo -. Un candidato di Fratelli d'Italia di un collegio calabrese ha preso 4.000 voti in più e ha fatto scattare il seggio per Fratelli d'Italia. Per uno 0,1% in meno sono fuori. C'est la vie».
C'est la vie... Ma c'est anche un po' di amarezza...
«Inevitabile, direi. Non è un dramma: i drammi umani sono altri. Certo, sarà dura da smaltire».
Sarà dura anche riprendersi quel seggio... O sarà del tutto impossibile? Farà ricorso?
«Non mi occupo di riconteggi: io mi occupo di raccogliere voti e ne ho raccolti un bel po'».
Più o meno 6.800 voti in provincia di Belluno, per un totale di 22mila voti nel collegio Veneto 1.
«Esatto. 6.800 voti nel Bellunese non li prendi solo perché sei bello e simpatico. Anche se De Carlo, bello e simpatico lo è in effetti... Comunque faremo pesare questi voti in qualche maniera».
Quindi, si profila un ricorso?
«Non so. Non credo. So che c'è in atto un ricorso di Forza Italia in Calabria, perché il seggio calabrese andato a Fratelli d'Italia è stato perduto da Forza Italia. Al momento, il deputato proclamato è Orsomarso. Ripeto: la delusione c'è e credo che sia normale. Ci eravamo illusi perché i numeri parlavano chiaro e avevano dato ragione al seggio in Veneto 1, a noi. Pazienza, me ne farò personalmente una ragione».
E chi ha votato Luca De Carlo se ne farà una ragione?
«Chi mi ha votato sa che ho fatto il massimo. Sono fuori per un'inezia, ma è così. L'amarezza resta, ma vado oltre».
Vado oltre significa mi candiderò di nuovo?
«C'è un personaggio che mi piace molto che ha detto una frase chiave per quanto riguarda le sconfitte».
Di chi si tratta?
«Di Marcelo Bielsa».
L'allenatore di calcio argentino?
«Proprio lui. Dice che il successo è l'eccezione, gli esseri umani solo a volte trionfano. Il successo è deformante: rilassa, inganna, ci rende peggiori, ci aiuta ad innamorarci eccessivamente di noi stessi. Al contrario, l'insuccesso è formativo: ci rende stabili, ci avvicina alle nostre convinzioni, ci fa ritornare ad essere coerenti. Quindi è dalle sconfitte che si traggono gli insegnamenti, anche se è ovvio che avrei preferito vincere».
Che insegnamento trae?
«Ci penserò più avanti. Per il momento devo metabolizzare la sconfitta. D'altronde, stare dodici giorni eletto e poi prenderla in quel posto...».
È una batosta... Lei ha definito la campagna elettorale una montagna elettorale. Anche questa è una montagna elettorale. Un macigno?
«Sono interista. I macigni sono altri».
Certo che 4mila voti che ricompaiono dall'oggi al domani...
«Li digerirò. L'Inter ha fatto anni difficili, poi ha vinto il triplete».
De Carlo può vincere il triplete? Certo, deve candidarsi...
«Per quanto grande sia la batosta, non mi tiro indietro. Anzi, adesso vado alla prima associazione e mi candido a presidente. Così non perdo l'abitudine e mi tengo allenato».
Damiano Tormen
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