LA SFIDA
LIVINALLONGO Si trova a cavallo del passo Pordoi, diviso a metà

Lunedì 19 Marzo 2018
LA SFIDA
LIVINALLONGO Si trova a cavallo del passo Pordoi, diviso a metà tra il Comune di Livinallongo del Col di Lana, provincia di Belluno, e il Comune di Canazei, provincia di Trento. È l'immobile di proprietà del Cai nazionale che porta il nome di Centro di formazione per la montagna Bruno Crepaz e Casa alpina. Da un paio d'anni è chiuso. Ora, con avviso pubblico, il Cai, dalla sede centrale di Milano, lancia la sfida: lo dà in concessione a tempo determinato, con diritto di superficie sulla relativa area pertinenziale. Un decisione che era già stata annunciata a maggio all'interno dell'Assemblea nazionale che si tenne a Napoli. Oggi arrivano i dettagli dell'operazione. Costo totale da elargire al Cai: un milione dodicimila e cinquecento euro (1.012.500), divisi in 30 rate in trent'anni di concessione, poco meno di 34 mila euro all'anno.
LA STORIA
Ad andare alle origini della storia è Gabriele Arrigoni, consigliere nazionale e, per più mandati, presidente della sezione Cai di Belluno. Alla sua guida anche negli anni Ottanta quando il Cai nazionale, che ha sede a Milano, diede delega a Belluno di gestire la faccenda: «Il Cai centrale aveva ricevuto in dote, come danni di guerra (la prima), la proprietà di buona parte del Passo Pordoi. Decise di vendere l'area alberghiera, cioè quello che anche oggi si chiama Hotel Savoia. Lo scopo era costruire, con il ricavato, una struttura che fosse polivalente».
GLI INGHIPPI BUROCRATICI
Il nuovo immobile doveva servire come una sorta di campo base. Per ospitare scuole di alpinismo giovanile e scuole di soccorso alpino, corsi di botanica, di geologia di tecniche di alpinismo. «Offrendo servizi anche alle sezioni di club alpini di Paesi contermini, come Austria, Germania, Slovenia», precisa Arrigoni che seguì passo a passo la nascita del Centro. Operazione non facile. Non bastava il ginepraio burocratico italiano: «La costruzione richiese molto più del tempo previsto perché a tutti i permessi collegati al Catasto italiano si sovrapposero le norme del Catasto Teresiano».
L'INAUGURAZIONE
Finalmente il Centro, forte di una trentina di posti letto, venne inaugurato nel 2002. Al taglio del nastro presenziò anche l'allora governatore del Veneto, Giancarlo Galan. Accanto a lui l'assessore regionale Floriano Prà «che aveva spinto Venezia a scucire qualche buona palanca per il Centro il cui nome vuole ricordare un forte alpinista triestino, accademico del Cai, innamorato delle Dolomiti bellunesi: Bruno Crepaz».
LA SPERANZA
Arrigoni non tace sul problema di fondo che ha portato al declino del Centro, che ospita un significativo Museo sulla grande guerra messo in piedi da volontari di Arabba: «Una volta realizzata la struttura, intervenne il Cai nazionale, che ne è tuttora proprietario, imponendo però un canone d'affitto fuori dal mercato commerciale, tanto che per lungo tempo non trovammo gestori». Soluzione per il rilancio? «Auspico che la sede di Milano restituisca il bene alla gestione congiunta del Cai Veneto e del Cai di Belluno che ne conoscono sia la storia che le potenzialità».
Daniela De Donà
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