LA RISPOSTA
BELLUNO Belluno non accetta lo sfregio. Alla violenza di chi vuole

Lunedì 18 Giugno 2018
LA RISPOSTA
BELLUNO Belluno non accetta lo sfregio. Alla violenza di chi vuole cancellare un pezzetto di storia la città risponde con la non violenza di una targa. A chi dice io me ne frego rilancia con un noi non ce ne freghiamo. Sabato una piccola folla ha fatto corona, nel buio delle 10 di sera, al telo calato - e poi scoperto, come di tradizione nelle inaugurazioni sul murales di Ericailcane che ricorda la cosiddetta Operazione Baldenich del 16 giugno 1944. L'immagine dipinta sulla vecchia cabina dell'Enel in via Sant'Antonio proprio a due passi dal carcere - è quella di una lince con al collo un fazzoletto rosso. I segni lasciati nella notte tra martedì e mercoledì sono una firma: il logo neofascista e la scritta me ne frego.
ERICAILCANE
Bellunese doc, figlio d'arte, Ericailcane non ha mostrato più di tanto stupore: «Scopo dell'arte pubblica è anche quella di essere provocatoria. Prima o poi doveva succedere. A Belluno tornerò, e vedrete con che sorpresa». Sono Chiara Sacchet e Valentina Reolon, voci della Casa dei Beni Comuni, a riferire le parole dell'artista che ora vive in Sardegna. Lo avevano avvisato, ovviamente, del murales imbrattato, con vernice, da writers estremisti di destra. Ericailcane, che nel 2016 dipinse la lince all'interno del progetto Clorofilla risponderà con i suoi strumenti d'artista: «Ora noi inauguriamo un monumento al presente, con una targa che racconta la storia della beffa - concludono la riflessione Sacchet e Reolon rispondiamo con ironia, scoprendo una nuova opera d'arte».
OPRAZIONE BALDENICH
Certo l'opera d'arte da subito ha fatto discutere per ciò che rappresenta. Ma dalla disapprovazione allo sfregio ne passa. Di fatto l' Operazione Baldenich è simbolica all'interno della storia della seconda guerra mondiale, con evidente omaggio alla Resistenza. Proprio come la lince rappresenta la vittoria dell'intelligenza e dell'astuzia contro la forza, la violenza, l'ingiustizia: il 16 giugno 1944 un gruppo di pochi uomini riuscì a liberare dal carcere di Baldenich, senza colpo ferire, una settantina di prigionieri politici. Tra le circa 200 persone che hanno detto noi non ce ne freghiamo anche Marco Perale, assessore alla cultura, Roberto De Moliner, segretario dell'Unione comunale Pd, Enrico Bacchetti (Ci sono, come questi, valori che non vanno dimenticati) e Diego Cason (Cerchiamo pure oggi di usare intelligenza, solidarietà e capacità di opporsi).
Daniela De Donà
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