LA RICORRENZA
BELLUNO Di lavoro si muore. Di lavoro ci si ammala. Succede ancora

Lunedì 15 Ottobre 2018
LA RICORRENZA
BELLUNO Di lavoro si muore. Di lavoro ci si ammala. Succede ancora e il problema rimane sempre lo stesso: scarsa considerazione per la sicurezza e poca attenzione al capitolo formazione e prevenzione. Lo dice chiaramente la fotografia scattata dall'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), che ieri ha celebrato a Belluno la 68ª Giornata nazionale per le vittime di incidenti sul lavoro e insieme il suo 75° compleanno. La giornata si è aperta con un ricordo alle vittime del lavoro, al monumento in piazzale Cesare Battisti. Ed è continuata con l'intervento del presidente Anmil Belluno, Aldo Tollot, orientato soprattutto sul tema della sicurezza.
I DATI
Senza sicurezza si muore: succede sempre più spesso. In Italia gli infortuni mortali sul lavoro erano stati 682 nel 2017 (periodo analizzato gennaio-agosto), mentre sono saliti a 713 nel corso di quest'anno. Si tratta di un aumento preoccupante, del 5%, ravvisabile anche a livello regionale; in Veneto, difatti, gli infortuni mortali sono passati dai 62 del periodo gennaio-agosto 2017, agli 82 di quest'anno (+32%). In provincia di Belluno, le morti sul lavoro denunciate erano state 4 nel 2017, sono diventate 5 nel corso di quest'anno. E poco importa se gli infortuni totali denunciati sono in diminuzione (1.830 a Belluno nel 2017, 1.827 nel 2018). Perché l'entità del calo è insignificante. E soprattutto perché cozza contro l'aumento delle morti sul lavoro. Lo stesso ragionamento vale per le malattie professionali: in calo del 25% tra 2017 e 2018 (148 a Belluno nel 2017, 110 nel 2018).
L'ANALISI
«A partire dal 2015, con la ripresa dell'occupazione, le denunce di infortunio a livello nazionale sono cresciute dalle 637.000 unità circa alle 641.000 del 2017, con un incremento dello 0,6% e, anche per il 2018, sembra profilarsi un andamento infortunistico in linea con questa tendenza - dice Tollot - Ma la crescita appare ancora più rilevante e significativa per i lavoratori sotto i 35 anni che, nello stesso triennio 2015-2017, fanno segnare un incremento di infortuni del 2,2% (da 167.000 a 191.000), più che triplo rispetto a quello medio generale».
PAROLA D'ORDINE: FORMAZIONE
Come si combatte il mal del lavoro? Con la formazione. «Non deve però essere meramente normativa: serve un approccio metodologico nuovo, basato su un'analisi innovativa del rischio e sul valore della testimonianza - conclude Tollot - La cultura della sicurezza deve essere assimilata e interiorizzata già nei percorsi di istruzione scolastica».
Damiano Tormen
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