LA PROTESTA
BELLUNO Leggera e impietosa fu la motosega. Trenta, forse cinquanta

Venerdì 11 Gennaio 2019
LA PROTESTA
BELLUNO Leggera e impietosa fu la motosega. Trenta, forse cinquanta piante del parco comunale di Villa Clizia a Mussoi sono cadute sotto i colpi, o meglio il ruggito delle motoseghe dell'Enel. Non piante qualsiasi, piante secolari. Patrimonio verde della comunità ora accatastato in monconi sul luogo del delitto. Il motivo? La messa in sicurezza di una linea elettrica di media tensione. «Una cosa gravissima, uno scempio», attacca senza mezze misure Anacleto Boranga, guida naturalistica che non più di un paio di mesi fa era andato a Villa Clizia per scattare questa foto a una quercia di 170 anni, salvo ritrovarsela pochi giorni fa in formato Ikea.
«Quella portata a termine è un'opera completamente irragionevole, è stata fatta una vera e propria tabula rasa in un parco di grande valenza paesaggistica, naturalistica, storica. Parliamo di Villa Clizia, che per passione dei suoi proprietari da metà 800 è diventata casa per bellissime piante. Prima autoctone, come querce, faggi, pioppi, poi anche esotiche. Lì c'è un pino strobo dell'Himalaya, una crittomeria giapponese, un iriodendro di 140 anni. E c'era anche una gleditisa. C'era, perché è stata abbattuta insieme a tante altre piante secolari, tra i 140 e i 170 anni. Tra cui la meravigliosa quercia».
Come è potuto succedere?
«A breve Italia Nostra uscirà con un comunicato perché si tratta di un fatto molto, molto grave. Aldilà del non considerare mai l'aspetto culturale, ma solo quello tecnico, in questo caso si è andati oltre le norme del piano regolatore, che prevede la tutela delle piante di pregio. Solo una perizia tecnica può decidere nel merito e non mi risulta che ne siano state fatte. E ripeto, non parlo di cultura, di sensibilità, parlo di norme. Ora ognuno si prenda le proprie responsabilità».
Enel, Comune, Unione Montana?
«Per quel che mi è stato riferito l'Enel ha presentato una richiesta e la richiesta è stata accolta. Naturale che l'Enel faccia i propri affari, ma se poi qualcuno gli spalanca la strada In via Vittorio Veneto e in via Tiziano Vecellio, in una situazione analoga, abbiamo appena operato con il Comune in maniera perfetta: si è valutata la salute delle piante con la perizia del caso e poi si è agito. Idem a Mussoi, per l'altra bellissima quercia di via dei Cappuccini. Per timori anche comprensibili in seguito alla bufera era stata segnalata come pianta da abbattere, ma con una petizione l'abbiamo salvata; è stata fatta la perizia dallo Studio Verde di Forlì e con qualche aggiustamento e potatura è stata considerata da conservare».
Niente di tutto ciò a Villa Clizia?
«Bastano le foto per capire l'irrazionalità dell'intervento. Sono state abbattute piante ben oltre la zona a rischio mentre un abete rosso, assolutamente a ridosso della linea, non è stato toccato. Guarda caso, essendo in una proprietà privata, si sono ben guardati dal tagliarlo Davvero non capisco con quale criterio si sia agito, se non quello dell'irrazionalità».
Dunque chi ha falciato due secoli di verde?
«Tecnicamente sono state le squadre dell'Enel, ma sui permessi entrano in gioco Comune di Belluno, Unione Montana e Soprintendenza. A cui va girata una domanda, o meglio un articolo del Piano Regolatore del testo vigente (7/11/2007): Ogni intervento da attuare nei giardini privati o pubblici che rivestono interesse storico, paesaggistico, architettonico, ambientale, deve essere mirato alla conservazione e/o al ripristino delle originarie caratteristiche e dovrà essere progettato da tecnico competente».
Alessandro De Bon
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