«La morte di Paolo sia di monito»

Mercoledì 26 Aprile 2017
Ghermito dalla leucemia mieloide acuta. Paolo Viel lunedì mattina ha detto a mamma, papà e fratello il suo ultimo vi voglio bene. Lo ha detto a fatica dal letto del policlinico di Udine. Ventisette anni, laureato in filosofia all' Università di Padova, aveva dato voce ad una passione che teneva da sempre nel cuore: «Voleva fare il cuoco, aveva trovato realizzazione nel combinare i cibi», sono parole di mamma Orietta Ceiner e di papà Livio Viel. E a Ponte nelle Alpi aveva trovato soddisfazione come giovane cuoco. Ma filosofia e cucina non erano le sole passioni di Paolo. Già da bambino aveva mostrato un'attitudine particolare per l'enigmistica. Era rapido nel risolvere rebus e rompicapo. Era una sua caratteristica quella di semplificare e risolvere. Accadeva che se c'era da aggiustare qualcosa, fosse lui a metterci mano. Filosofo quindi, ma non solo. Non un caso che nel suo piano di studi avesse inserito un esame di fisica teorica, che pure passò brillantemente. Un ragazzo speciale, insomma. Che amava la musica di Bach e di Haendel. E i gialli: ne aveva scritto uno («lo pubblicheremo», garantiscono i genitori). Paolo è stato un combattente nella malattia. E se all'insorgere dei sintomi si parlò di buona prognosi, poi fu tutta una discesa. Da novembre 2016 fino a due mesi fa, quando la discesa divenne strazio. Tant'è che Orietta Ceiner, archivista al Comune di Belluno, e Livio Viel, avvocato, lanciano un appello e un augurio: «La vicenda di Paolo serva a rendere consapevoli che deve essere potenziato il servizio dedicato alle malattie del sangue, e il riferimento non va solo all'ospedale San Martino. In generale occorre aiutare la ricerca». Mamma, papà e il fratello Marco, con gli amici e i parenti daranno a Paolo l'ultimo saluto venerdì pomeriggio a Cavarzano. Ma sarà la città intera a volersi stringere attorno a lui.

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