«Inutile continuare a cercare cause: a pesare sono stati i tagli alla sanità»

Venerdì 24 Novembre 2017
«Inutile continuare a cercare cause: a pesare sono stati i tagli alla sanità»
LA CONVINZIONE
Sappada non più in Veneto è un comune del Friuli Venezia Giulia. Un impegno, una determinazione di anni conclusa con il risultato auspicato e atteso dopo il referendum del 2008. E adesso nella Regione che ha perso il primo pezzo tutti a chiedersi come e perchè, anche i politici più navigati. L'occasione, storica per tanti versi, offre ai Comitati che difendono i servizi sanitari l'ennesimo spunto per sottolineare quanto si è perso e quanto si rischia di perdere ancora se non si metterà un freno all'impoverimento delle strutture periferiche. Maria Antonia Ciotti, ex sindaco di Pieve di Cadore e oggi vice presidente dell'Associazione Tutela Salute del Cittadino, ha già pronte le richieste per il governatore del Veneto.
Cosa dire oggi a Luca Zaia?
«Che la finisca di pontificare sul perchè Sappada è andata in Friuli. Riapra invece immediatamente le sale operatorie salvavita h24 degli ospedali di Agordo e Pieve di Cadore. Ad Agordo riattivi subito anche il laboratorio di analisi chiuso ad ottobre. I paesi se ne vanno dalla Regione che tu governi perchè continui a tagliare i servizi essenziali alla montagna».
Ma Sappada è più vicina all'ospedale di Tolmezzo che a quello di Belluno.
«Sappada è più vicina a Pieve ma al nostro ospedale hanno tolto tanto e quindi il riferimento rimane Belluno. Certo che per loro Tolmezzo è più vicino fermo restando che il Friuli investe al massimo in sanità e sociale».
E agli abitanti di Cadore, Valboite, Comelico che speranze restano?
«A Zaia dico che noi che abitiamo quassù, se vogliamo avere un futuro, dovremmo andarcene tutti dalla sua Regione».
Ma con Sappada se ne va anche uno dei comuni, dei 12 che hanno firmato, che sostengono l'azione per la redazione di un parere legale finalizzato alla migliore tutela degli interessi pubblici delle popolazioni che costituiscono naturale bacino di utenza dell'ospedale di Pieve di Cadore.
«Salute e lavoro sono i pilastri per mantenere viva la montagna che si sta spopolando».
Lei pone ancora una volta al centro del dibattito la questione dei Lea, Livelli essenziali di assistenza. Per come stanno andando le cose a Pieve questi non sono garantiti, problema che è stato segnalato anche al Ministero.
«Dopo la lettera denuncia il Ministero si è mosso chiedendo alla Regione di verificare l'applicazione dei Lea. Sui Livelli di assistenza si era espresso un vero esperto in materia: l'anatomopatologo Renzo Barbazza che esaminati, a fini medico legali, la programmazione regionale e le schede ospedaliere è arrivato alla conclusione che il modello organizzativo dell'Usl 1 Dolomiti viola i livelli essenziali di assistenza, Lea, perché il tempo per raggiungere l'ospedale hub di Belluno non consente di ritenere erogabili i livelli di assistenza alle popolazioni del bacino d'utenza dell'ospedale di Pieve».
Giuditta Bolzonello
Ultimo aggiornamento: 12:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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