Inflazione, allarme di Draghi

Venerdì 5 Febbraio 2016
Inflazione, allarme di Draghi
«Ci sono forze nell'economia globale oggi che cospirano per mantenere bassa l'inflazione». Da una traduzione letterale di ”conspiring” in cospirazione non meglio precisata, si pensava che Mario Draghi si riferisse a un complotto contro l'Europa per fermare la ripresa. Qualcuno sospettava delle lobby finanziarie (alcune grandi banche internazionali). Ma la declinazione vera del verbo - fattori che lavorano insieme verso un obiettivo - restituisce certezza al messaggio contenuto nella lecture alla Bundesbank a Francoforte. D'altro canto lo stesso Draghi, più avanti identifica queste forze non tanto nell'invecchiamento demografico (il cui effetto sull'inflazione è incerto), quanto nelle materie prime, quindi il petrolio che prima o poi tornerà a salire e nell'e-commerce, calmieratore dei prezzi come il progresso tecnologico e la globalizzazione. Insomma i cambiamenti in atto nel mondo stanno mettendo ai margini l'Europa che deve reagire, rimettersi in corsa, investire. Quanto alla Bce, lascia capire Draghi, fa quello che può, il resto deve farlo la politica. Un esempio? Il colosso che capitalizza di più nelle Borse del pianeta non è più Ge, ma Google, un motore di ricerca in rete.
«Se ci sarà bisogno adotteremo ulteriori politiche espansive per sostenere la ripresa dell'economia». Quindi una nuova manovra sul Qe aumentandone il plafond mensile piuttosto che allargando la tipologia di titoli da acquistare. «Se non ci arrendiamo all'inflazione bassa - e sicuramente non lo facciamo - a conti fatti ritornerà a livelli in linea con il nostro obiettivo». Draghi suggerisce di «adottare un orientamento di “wait-and-see” (aspetta e vedrai, ndr)». Attenzione però, «ampliare l'orizzonte temporale delle nostre politiche comporta dei rischi, e cioè attese di inflazione non ancorate in modo duraturo e, di conseguenza, tassi di inflazione sempre più bassi. Se dovesse succedere avremmo bisogno di politiche monetarie molto più accomodanti per invertire questo processo. Da questo punto di vista, i rischi di agire troppo tardi sono superiori a quelli di agire troppo presto». Draghi sottolinea che «è importante che le Banche centrali agiscano entro il proprio mandato. Nell'area euro questo potrebbe porre problemi diversi rispetto ad altre» grandi aree economiche ma «queste sfide possono essere mitigate. Non giustificano l'inazione».
Nell'Eurozona «manca ancora un accordo sul terzo pilastro dell'Unione bancaria, la garanzia sui depositi, che è un elemento fondamentale per una vera moneta unica», ha poi ricordato Draghi, spiegando che «per questo, la proposta della Commissione per creare uno schema di garanzia europea dei depositi è la benvenuta», precisa Draghi, attestandosi su una sponda opposta a quella della Germania contraria alla mutualizzazione del rischio. Da un lato definisce l'obiettivo ambizioso di creare un vero sistema europeo di tutela dei correntisti, il che favorisce la nascita di un mercato interno dei depositi nel quale la disponibilità degli stessi è garantita a prescindere dalla giurisdizione con un livello di fiducia nei depositi uguale dappertutto».
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