«Impossibile sganciare la montagna dallo sci»

Mercoledì 24 Gennaio 2018
IL BILANCIO
BELLUNO Il carosello bianco non perde un colpo. Non lo ha perso l'anno scorso, quando di bianco c'era solo la lingua innevata artificialmente delle piste, e tutt'intorno il verde dei prati in un inverno secco e anomalo. Non lo perde quest'anno che la neve è arrivata abbondante e per tempo, prima di Natale. Con un tocco di quella che gli esperti del settore chiamano neve marketing, vale a dire la neve che serve più a richiamare sciatori e turisti che ad essere effettivamente utile per preparare le piste. Quindi, guai a dire che lo sci è in crisi. «I numeri dicono altro» ribatte Renzo Minella. E se lo dice il presidente dell'Anef Veneto (associazione nazionale esercenti funiviari), e direttore marketing della ski area San Pellegrino-Falcade, c'è da credergli. «Abbiamo avuto un andamento molto buono a Natale - sottolinea Minella -. Ma ormai è risaputo: le piste si riempiono durante le Festività. Abbiamo riscontrato ottimi afflussi. Anche grazie alle nevicate. Perché si sa, la neve è un richiamo forte per la montagna. Ma anche lo scorso anno, che non è caduto neppure un fiocco di neve naturale, abbiamo avuto ottimi numeri di flussi turistici. Significa che gli sciatori si muovono comunque e vogliono poter sciare. Lo scorso anno, in Dolomiti Super Ski abbiamo avuto un buon incremento. E credo che con i numeri alla mano a fine stagione potremo dire lo stesso quest'anno». Qualcuno però dice che lo sci è in crisi. Che è meglio puntare sull'estate. «La montagna invernale è un mercato maturo e consolidato - ribatte Minella -. Ma da qui a dire che la gente non scia più ne passa... Noi come categoria di esercenti funiviari l'abbiamo sempre sostenuto: lo sci non è in crisi. Semmai è un mercato che subisce alti e bassi. Ma chi crede di poter tenere in piedi una località senza gli impianti e lo sci si sbaglia di grosso. Le zone che non hanno potuto sfruttare al massimo le piste negli ultimi anni, per colpa del meteo, hanno sofferto più delle altre. Mi riferisco ad esempio al Nevegal e a Croce d'Aune. Quindi direi che non è possibile sganciare la montagna invernale dallo sci. Diverso invece il discorso per l'estate, perché è vero che se si vuole recuperare quote di mercato, è doveroso puntare anche sulle attività per i mesi estivi».
D.T.
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