IL VIAGGIO
Un panino al volo e poi tutti in pullman. In tour tra i disastri del

Venerdì 22 Marzo 2019
IL VIAGGIO
Un panino al volo e poi tutti in pullman. In tour tra i disastri del maltempo di ottobre. Prima del tramonto c'è anche il tempo per un passaggio nel cuore della sciagura. Nella valle di San Lucano dove quello che non ha potuto il fuoco ha fatto il vento. A organizzare l'iniziativa il centro studi del consiglio Nazionale degli ingegneri. Mattinata al Comunale, il presidente provinciale degli ingegneri Luca Luchetta spiega che «bisogna pensare in grande, consapevoli che servono opere e che ci sono le competenze per farle». L'appuntamento però ha avuto anche il grande pregio di chiarire, finalmente, l'origine del nome Vaia: è stata l'organizzazione mondiale per la meteorologia che procede ogni anno chiamando i vari fenomeni in ordine alfabetico pescando da sei elenchi diversi e dividendo quelli europei da quelli americani. La lezione continua all'aria aperta. Ci uniamo agli ingegneri.
LAMBIOI
L'appuntamento è davanti al Duomo. Dal punto di osservazione ai cinquanta partecipanti, occhi puntati sul Piave, vengono spiegati i dettagli tecnici dell'intervento. Calcestruzzo, cemento armato e pali da dieci metri. Questo il kit per la ricostruzione della soglia trasversale. Due milioni di euro di cantieri. Servono altri due mesi di lavori, bisogna sistemare la sponda in massi. Il bilancio è di 30 mila metri cubi di materiale movimentato. «C'è stato l'aggiramento del muro ha spiegato Nicola Gaspardo, dirigente del genio civile di Belluno e cicerone nel viaggio tra cantieri e macerie ed è stato sufficiente ricaricare da tergo». L'acqua, insomma, ha saltato l'argine ed ha eroso la parte retrostante. Si è quindi reso necessario riempire nuovamente l'area dietro la sponda in calcestruzzo.
Scale mobili e in carrozza, anzi in pullman, si parte.
PONTE MAS
Davanti a Ponte Mas ogni ingegnere ha una soluzione per evitare che il passato si ripeta. Il maggior numero di critiche riguarda la sezione dell'arco del ponte. «Calcola il trapezio» risponde uno quando proviamo a chiedere perché quella passerella che ha resistito alle alluvioni del 2018 e del 1966 non vada bene. Pur rimanendo l'enigma, si intuisce che una sezione più ampia consentirebbe un maggior deflusso d'acqua, riducendo di conseguenza la pressione. L'ultimo giorno dello scorso ottobre, sotto questo ponte, passavano mille metri cubi al secondo e l'acqua del Cordevole aveva superato il livello della fettuccia d'asfalto. Cantiere chiuso per fine aprile e progettazione in corso per il rinforzo della sponda.
LE CAMPE
A La Valle Agordina occhi puntati sulla regionale 203 Agordina, inghiottita per metà dal Cordevole che non ha risparmiato la ciclabile e la rete fognaria. Pur rimanendo sempre aperta a senso unico alternato, nei giorni seguiti al disastro, per non sovraccaricarla è stato costruito al volo una sorta di polo intermodale. I generatori che hanno riportato la luce in Agordino venivano sbarcati e portati dall'altra parte due per volta. Il cantiere è rimasto aperto giorno e notte. «Anche qui c'è stata l'erosione del piede, si è trattato di un intervento di massima urgenza spiega Gaspardo la situazione è molto mutata e bisognerà capire come si comporterà ora, ci sono stati fenomeni franosi importanti, il versante di frana continuava a progredire e quindi abbiamo dovuto bloccare il movimento e realizzare un materasso fondazione in calcestruzzo su cui sono stati appoggiati i blocchi inghisati. Il genio civile ha terminato la sua opera. Ora rimane l'intervento da parte di Bim, poi toccherà a Veneto strade che ha già effettuato la chiodatura con le barre autoperforanti di dieci metri».
VALLE DI SAN LUCANO
Salendo nella valle di San Lucano qualcuno scatta foto, qualcuno si ammutolisce. Lo scenario, a quasi cinque mesi, rimane apocalittico. Gli alberi spezzati o sradicati non si contano. Molto più facile provare con quelli rimasti in piedi. «Avevamo appena finito di preoccuparci dei danni della prima guerra mondiale». Ha illustrato Orazio Andrich dell'ordine dei dottori Agronomi, spiegando quanto tempo ci vorrà quassù perché l'Agner e le Pale di San Lucano tornino a splendere come un tempo.
Andrea Zambenedetti
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