IL TONFO
BELLUNO Il Bellunese perde. Popolazione, imprese, risorse, attrattività.

Mercoledì 16 Maggio 2018
IL TONFO BELLUNO Il Bellunese perde. Popolazione, imprese, risorse, attrattività.
IL TONFO
BELLUNO Il Bellunese perde. Popolazione, imprese, risorse, attrattività. E rischia di diventare perdente. Lo dice il report della Cgia di Mestre, commissionato dalla Provincia all'indomani del referendum autonomista del 22 ottobre e presentato ieri ai sindaci riuniti in assemblea a Palazzo Piloni. Un report che avrebbe dovuto aiutare il percorso verso l'autogoverno e che al momento aiuta solo l'acquisto di consapevolezza della crisi e dei problemi. Certo, la diagnosi è il primo passo verso la terapia. E la diagnosi, in questo caso, è qualcosa di storico, visto che mai prima il territorio bellunese si era studiato in maniera così approfondita. Ma il quadro delineato dall'indagine della Cgia è davvero impietoso.
L'ANALISI
Lo studio mette in evidenza gli elementi economici, sociali, territoriali e finanziari che si collocano alla base della necessità di maggiore autonomia per la Provincia di Belluno. Il punto di partenza è l'analisi socio-economica che va di pari passo con i costi extra del vivere in montagna. C'è poi una parte relativa alla necessità di autonomia e un capitolo dedicato al bilancio di Palazzo Piloni, con un focus sulle cause delle difficoltà di cassa. Tutti i dati vengono confrontati con quelli di altri territori simili a quello bellunese: Trento e Bolzano, ma anche Aosta, Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola.
IL QUADRO
Quello che emerge è una sorta di profondo rosso. Sia in termini demografici che economici. Anche il tabù dell'occupazione e del lavoro cade: la lunga crisi è tutto fuorché finita; semmai, sta continuando e impone al territorio di pensare in maniera diversa sia l'impresa che la vita quotidiana. Negli ultimi cinque anni la provincia ha perso il 2% degli abitanti. In pratica, è come se si fosse volatilizzato un Comune da 5mila abitanti. Anche le imprese mostrano più chiusure che nuove aperture; il tasso di imprenditorialità si ferma al 7% e il turismo non decolla, anzi retrocede. Il tasso di occupazione rimane elevato, ma solo perché i giovani in età lavorativa sono diminuiti a vista d'occhio, conseguenza distorta dello spopolamento. A livello di servizi non va meglio. E non può andare meglio, per colpa dei tagli piovuti sugli enti locali. La spending review che ha colpito Palazzo Piloni ha fatto sì che l'effetto sui singoli cittadini pesi per 126 euro pro capite in meno. Solo Isernia fa peggio tra le Province di tutta Italia (-136 ); le altre Province del Nord sono tutte (o quasi) a livelli di taglio infinitamente più sostenibili.
GLI SCENARI
Come si inverte la rotta? La domanda è uscita da diversi sindaci, ieri pomeriggio. «Ora dobbiamo capire quale strada percorrere - dice il presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Qualcuno potrebbe dire come mai non si è capito prima dove stavamo andando?. Io credo che non sia mai troppo tardi per fare qualcosa di buono. Con questi numeri e questo report possiamo e dobbiamo intervenire. Servono scelte coraggiose e forti per dare un futuro al nostro territorio. È necessario che Belluno faccia squadra con le altre ».
I CONSIGLI
Già, ma quali sono le scelte coraggiose? Il segretario della Cgia di Mestre, Renato Mason, prova a dare qualche consiglio. «Il report non ha la pretesa di essere la ricetta della felicità. Ma ci dice dove siamo arrivati. E impone a Belluno e ai bellunesi di far capire al resto del Veneto che la montagna è un problema che va risolto, prima che frani a valle. La Provincia di Belluno non deve chiedere competenze, ma deve essere al tavolo della programmazione. Ovviamente, facendo squadra con gli altri territori montani».
Damiano Tormen
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci