Il rialzo dei tassi rinviato dalla Fed e le Borse respirano

Giovedì 11 Febbraio 2016
Il rialzo dei tassi rinviato dalla Fed e le Borse respirano
Una boccata di respiro per le borse europee dopo le pesanti perdite dei primi giorni della settimana. Ieri la domanda di acquisti è tornata sovrana e ha premiato in primo luogo Piazza Affari, con i titoli bancari in prima fila in una riscossa che ha spinto l'indice di Milano in alto del 5,3%. Alle sue spalle Parigi è salita dell'1,59% 0,71%, Francoforte dell'1,55%, e Londra dello 0,71%.
Di pari passo lo spread tra i nostri Btp e i bund tedeschi è sceso intorno ai 135 punti, e l'euro ha finito per perdere qualche punto nei confronti del dollaro (1,1232) dopo una prima impennata nella mattinata. In discesa seppure moderata rispetto ai giorni scorsi le piazze asiatiche, con Shanghai in calo dello 0,61%; più grave la situazione a Tokio, - 2,31%. Mentre a New York il Dow Jones ha perso lo 0,62% e il Nasdaq è salito dello 0,35%.
I mercati erano tutti in attesa di rassicurazioni da parte della numero uno della banca Centrale americana Janet Yellen. Le ha fornite già a partire dal comunicato nel quale era scritto che la Fed «riconosce i fattori di macroeconomia che gravano sui mercati e che ostacolano lo sviluppo della crescita negli Usa» e che di fronte a queste difficoltà la politica monetaria resterà «accomodante». La banca centrale americana prevede che l'evolversi del quadro economico permetterà solo incrementi graduali dei tassi di interesse, inferiori a quelli inizialmente auspicati. Yellen ha rifiutato anche di specificare se nella prossima riunione di marzo si deciderà un nuovo aumento, ma il linguaggio da lei usato ha autorizzato a concludere che ci sarà un rinvio, e che la forchetta dello 0,25-0,50% adottata a dicembre è destinata a durare oltre il prossimo mese. I rappresentanti repubblicani della commissione Finanze della camera hanno pesantemente criticato la Fed per la politica di generosi incentivi adottata negli ultimi sette anni, e hanno annunciato in caso di vittoria elettorale alle elezioni di novembre, la volontà di regolare con maggiore autorità l'operato della Fed, costringendola al rispetto di parametri rigidi per la decisione sui tassi.
La governatrice della Fed ha tenuto la barra dritta: i tassi torneranno a crescere in prospettiva perché l'occupazione è a livelli ottimali e l'inflazione tornerà a crescere, ma per il momento l'emergenza dei mercati e il rallentamento della crescita suggeriscono rinvii. La risposta di Wall Street è stata in linea con il messaggio: le trattative sono state condotte con stabilità rispetto ai giorni passati, senza però impennate che potessero recuperare le perdite che dall'inizio dell'anno hanno bruciato centinaia di miliardi di capitalizzazione. Ieri le quotazioni del petrolio sono rimaste costanti ma basse, con i contratti sul brent scambiati a Londra a 30,96 dollari per barile, mentre il greggio a New York ha ceduto alcuni decimi a quota 27,71 dollari.
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